Venduto il monastero di Santa Caterina di Chioggia: diventerà un centro culturale
Il complesso medievale acquistato per un milione dalla Fondazione Clodiense, dopo una serie di aste deserte e l’ipotesi di trasformarlo in polo universitario
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La Fondazione clodiense acquista il monastero di Santa Caterina di Chioggia. A sorpresa, dopo molte aste andate deserte e dopo l'ipotesi lanciata dal sindaco Mauro Armelao che il compendio diventasse un polo universitario, lunedì 24 febbraio la Fondazione ha firmato l’atto di acquisto per trasformare Santa Caterina in un centro culturale, investendo nell’acquisto un milione di euro.
L’obiettivo, dopo il restauro, è quello di creare un contenitore a disposizione della città con aree riservate alla promozione delle eccellenze locali e dell’artigianato, spazi dedicati alla musica, aule per la formazione, sale conferenze, ambienti per il coworking e una sezione museale.
L’interesse della Fondazione per Santa Caterina parte dal 2021, ma la trattativa ha preso forma concreta solo sei mesi fa, nel massimo riserbo, per accordo tra le parti.
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«Abbiamo sempre nutrito l’interesse per recuperare un bene così prezioso e poterlo restituire alla città, ma anche a tutto il comprensorio di Cavarzere e Cona», spiega Giancarlo Munari della Fondazione clodiense, «il nostro obiettivo è garantirne la tutela e la valorizzazione restituendo alla comunità un luogo che si trasformerà in un grande centro culturale e aggregativo. Una risposta concreta all’assenza di spazi culturali nel centro della città. Abbiamo interloquito per mesi con tutti i soggetti coinvolti e sei mesi fa è apparsa la possibilità concreta di arrivare a chiudere l’operazione immobiliare. Ora che abbiamo accesso al compendio, potremo procedere con la progettazione concreta del restauro».
Il complesso di Santa Caterina risale al 1400, si estende su un lotto di 3700 metri quadri, nel cuore del centro storico. Per procedere all’acquisto, al restauro e alla successiva gestione del manufatto, la Fondazione clodiense ha generato una società denominata Milletrecentottantaquattro, nome che richiama l’anno in cui venne posata la prima pietra del monastero.
Il complesso diventerà la nuova sede della Fondazione, oggi ospitata a palazzo Grassi, e proporrà spazi dedicati alla promozione delle eccellenze locali e dell’artigianato, alla musica, aule per la formazione, sale conferenze, ambienti per il coworking e una sezione museale.
L’ampia estensione del complesso permetterà di trasformare gli spazi esterni in luoghi di aggregazione, per ospitare rassegne musicali, teatrali e cinematografiche, ma anche piccoli mercati tematici.
«I cinque cortili interni, elemento distintivo della struttura e da tempo inaccessibili», spiega Munari, «torneranno a vivere come spazi aperti alla comunità, favorendo l’incontro tra cittadini e turisti e creando un collegamento naturale tra le calli e la riva. La vocazione della Fondazione è sempre stata quella di favorire il dialogo tra le realtà associative e istituzionali presenti sul territorio, e con il monastero a disposizione, questo ruolo potrà crescere ulteriormente, offrendo all’associazionismo locale spazi condivisi e servizi strutturati, in un’ottica di collaborazione stabile e continuativa».
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