Veleni a portata di falda potabile

Il Comune fa mettere i sigilli alla «Cromatura Piavense»
 MUSILE. Una vasca sotterranea piena zeppa di cromo esavalente, una sostanza altamente tossica che, se dispersa nell’ambiente, avrebbe potuto causare un inquinamento devastante. E’ l’incredibile scoperta compiuta, all’interno dello stabilimento della ditta Cromatura Piavense Srl di Musile, dalla polizia municipale e dai tecnici dell’Arpav, in seguito a specifici controlli richiesti dal Comune. Immediata la segnalazione in Procura e, tra lunedì e l’alba di ieri, è scattato il sequestro degli impianti. A porre i sigilli alla struttura è stata la guardia di finanza con i vigili urbani. Il pubblico ministero Roberto Terzo ha già aperto un fascicolo. La Cromatura Piavense Srl, azienda che da molti anni ha sede in via Emilia 6, è sotto la lente di ingrandimento del Comune dal 2003. Più volte è stata al centro di controlli, per il fatto di impiegare nel proprio processo di lavorazione una sostanza molto pericolosa come il cromo esavalente. In passato fu scoperto già un caso di sversamento. Allora fu sequestrata, e in seguito confiscata, un tratto di canaletta sotterranea che confluiva nel canale Mincio di Levante.


La condotta venne sigillata sopra e ai lati, diventando una sorta di cisterna. «Lo scorso anno fu effettuata una verifica e la vasca era vuota - spiegano l’assessore all’ecologia, Alberto Teso, e il sindaco Gianluca Forcolin - Giovedì scorso, su nostra richiesta, abbiamo eseguito con i tecnici dell’Arpav e i vigili un nuovo sopralluogo. Avremmo dovuto installare dei piezometri per vedere lo stato della falda sottostante». Ma dal controllo è emersa un’incredibile sorpresa. La cisterna non era più vuota, al suo interno circa 25 metri cubi di un liquido giallo oro. Le analisi dell’Arpav hanno accertato che si tratta di acqua fortemente compromessa da un’alta concentrazione di cromo esavalente, con valori, sembra, 8 mila volte superiori a quelli consentiti dalla legge. Così sono scattati i sigilli. Il provvedimento è destinato ad avere anche ripercussioni occupazionali, visto che nell’azienda lavorano circa 25 dipendenti, di cui almeno 15 extracomunitari. «Ne siamo consapevoli - dicono Teso e Forcolin - ma quest’ azione è stata necessaria a tutela della salute di tutta la collettività, dipendenti compresi».

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