Vega, lunedì la votazione per evitare il fallimento

All’esame del Consiglio d’amministrazione del Parco il concordato preventivo che sarà poi presentato all’assemblea dei soci: debiti per 15 milioni e mezzo
Di Gianni Favarato

MESTRE. La “pillola” è amara, soprattutto per i soci del consorzio Vega Scarl (Comune e Regione) proprietari del Parco scientifico e tecnologico Vega di Marghera: il suo consistente patrimonio immobiliare è sempre più difficile da vendere e il settore ricerca e innovazione tecnologica, che occupa 13 persone, dopo anni e anni di investimenti rischia di essere polverizzato o di passare ad altre mani. Ma per evitare il fallimento ci sono poche alternative a questa “pillola”, ovvero un concordato preventivo per tenere a bada i creditori e riavere la fiducia delle banche. Il concordato, messo a punto dopo il via libera del Tribunale di Venezia, sarà votato lunedì mattina dal consiglio di amministrazione e poi presentato all’assemblea dei soci azionisti che dovrà approvarlo e poi rimetterlo al giudizio del Tribunale.

Né l’amministratore delegato, Tommaso Santini, né il presidente di Vega Scarl, Daniele Moretto, hanno voluto rilasciare dichiarazioni prima dell’assemblea di lunedì. Certo è che i contenuti del concordato preventivo e dell’allegato piano industriale sono già stati discussi lungamente con i tre soci con le quote più consistenti, ovvero il Comune di Venezia (37,3%), Syndial-Eni (21,5%) e Veneto Innovazione della Regione Veneto (16,8%), Provincia di Venezia (4,3%), Veritas-Mi (5%), Cassa risparmio Venezia (3,2%) e Camera Commercio (3,5%). Sorprese, quindi, non dovrebbero essercene in sede di assemblea, salvo le proteste e critiche dei soci minori, alcuni dei quali sono anche creditori di Vega Scarl e dovranno accettare i lunghi piani di rientro stabiliti dal concordato, sul quale in ogni caso l’ultima parola spetta al Tribunale di Venezia che dovrà stabilire se è davvero in grado di garantire il rientro dai debiti e la riscossione dei crediti in tempi ragionevoli. Altrimenti scatterà il fallimento. Il bilancio del Parco Vega è in pesante rosso da tempo: la perdita di esercizio ha raggiunto (a metà del 2012) i 7,3 milioni di euro; il patrimonio netto nell’ultimo triennio è passato da 18,9 milioni del 2009 ai 9,9 del 2012; l’indebitamento nel 2012 è arrivato a 15,5 milioni dei quali quasi 9 nei confronti delle banche e 4 con i fornitori per debiti scaduti che rendono la società esposta ad azioni esecutive di singoli creditori. Per equilibrare l’indebitamento, oltre al piano di recupero dei propri crediti esigibili (come gli affitti o le spese condominiali delle aziende che occupano gli spazi del Vega, il concordato punterà sulla possibilità di rientro dal debito attraverso la vendita del prezioso patrimonio immobiliare del Parco Scientifico e Tecnologico, fondato 11 anni fa sulle ceneri di Promomarghera con alla guida lo scomparso docente di Ca’ Foscari, Gabriele Zanetto, al quale sono succeduti Massim Colomban e Michele Vianello. Vendere immobili - alla cifra stabilita da un’apposita e nuova perizia - in una fase di crisi quasi cronica del settore a livello nazionale e internazionale, non sarà certo facile, seppure il 93 % degli stazi sono occupati da aziende, enti privati e pubblici e laboratori di ricerca.

C’è, infine, la partita dei 13 dipendenti di Vega Scarl, per i quali non è possibile ricorrere alla cassa integrazione in deroga in quanto Vega è una società a prevalente capitale pubblico, ma nel piano industriale abbinato alla proposta di concordato c’è un’ipotesi di costruire le condizioni per utilizzare i contratti di solidarietà e ampliare il part-time già in atto.

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