Vecchio ospedale, tra un mese la demolizione
Il 15 giugno scatterà la demolizione del vecchio ospedale Umberto I di Mestre. Cambierà il volto della città, con tre grattacieli a 500 metri da piazza Ferretto. Ora l'ospedale è ridotto a una enorme discarica
CHIARIN MESTRE:CANTIERE UMBERTO PRIMO. 15-05-09 LIGHT
La data da segnare è il 15 giugno. Tra un mese scatta la demolizione del vecchio ospedale Umberto I destinato a trasformarsi in un pezzo nuovo di città con tre grattacieli che cambieranno il panorama di Mestre a 500 metri da piazza Ferretto. I primi edifici ad andar giù saranno il padiglione Venezia, gli ex laboratori e il monoblocco. Per il «monoblocchino» non si parla prima di settembre o ottobre. Coincidenze. Coincidenza vuole che proprio il 15 giugno del 2008 chiudesse i battenti il Pronto soccorso dell’Umberto I per il trasloco all’Angelo. A undici mesi da quella data, siamo tornati dentro l’ex ospedale per vedere l’effetto che fa.
Il nostro viaggio
. Da aprile l’area è della Dng e della ditta trentina «Il Rovere» che costruiranno le nuove torri. Ma la «padrona di casa» è per i prossimi sei mesi l’impresa Mestrinaro di Zero Branco che cura la demolizione e sta insediando il cantiere. Gli operai, 15 ieri, sono al lavoro per l’imponente sgombero degli edifici da demolire. La fu Biomeccanica. E passeggiare dentro l’ex ospedale regala subito un tuffo nel passato. Il nostro viaggio inizia con Luigi De Nobili e l’ingegner Rigato della Dng dall’edificio del 1994, davanti al De Zottis, dove è stato insediato il quartier generale del cantiere. C’è il nuovo plastico che mostra come sarà l’intervento da 200 milioni di euro che porterà la residenza e i negozi nell’ex ospedale. Le transenne dell’area vietata iniziano dopo il De Zottis, che con i padiglioni Cecchini e Pozzan, la casa delle suore e la chiesetta rimarranno in piedi, intatti, perché destinati ad un uso pubblico.
La grande discarica
. Gli operai stanno togliendo finestre, porte, radiatori, lampadari, mobili, letti e superfettazioni dagli edifici da demolire. Dietro la rampa del Pronto soccorso spuntano due enormi montagne di rifiuti. Da una parte i serramenti in alluminio, dall’altra cataste di mobili. Enormi cassoni ospitano ferro, carta, vetro, alluminio. Siamo di fronte ad una enorme raccolta differenziata, il materiale finirà nei centri di raccolta di Veritas.
Su per i piani
. Ma quando varchiamo la porta del vecchio Pronto soccorso e giriamo per l’ospedale, al buio e nel silenzio, capiamo subito che dentro, nei reparti dismessi, c’è ancora una montagna di roba. I letti e i mobili in buono stato di conservazione li hanno presi la Caritas e altre associazioni cittadine. Passeggiamo per i reparti: Chirurgia, Ortopedia, Rianimazione. Troviamo ovunque letti, sedie, stipetti (già 500 quelli buttati), armadi a muro. In una sala sono rimaste le enormi lampade operatorie e in un armadio dentro uno scatolone, mai aperto, ci sono due lampade nuove di zecca. E poi gambali ortopedici, ancora confezionati. All’ingresso il bancone dove si ritiravano i referti è intatto. Il bar è vuoto. Al terzo piano, nella vecchia Ortopedia, lo sguardo cade su un tavolino con una pentola. «Non se la sono portata via neanche i ladri», ci viene spiegato.
La razzia
. In Neurologia, ecco i segni delle razzie notturne. Perché nonostante la vigilanza, 24 ore su 24, ai due accessi all’ospedale, di notte all’Umberto I qualcuno entra. Due persone sono state bloccate mercoledì sera e consegnate alla polizia. Non sono solo sbandati. Qui entrano anche i ladri. «Cacciatori» di rame che sfilano il metallo dalle matasse dei fili elettrici, muovendosi al buio, per poi rivenderlo al mercato nero oltre confine. Succede nelle fabbriche dismesse di Porto Marghera, succede anche all’Umberto I. Strappano anche i rubinetti dai muri, ci sono sanitari distrutti.
Grezzo avanzato
. Va meglio nel Monoblocchino, costruito alla fine degli anni ’90. Ma al secondo piano, incappiamo in un’enorme ala ancora al grezzo avanzato, mai portata a termine. Ora andrà giù. Ultima tappa, la chiesetta. Computer, stampanti, letti e mobili, anche un vecchio respiratore pediatrico sono stati lasciati nella chiesetta dell’ospedale, sconsacrata, e ridotta a magazzino. Il lavoro da fare per sgomberare l’ospedale è enorme. E viene da chiedersi se proprio tutto doveva essere buttato o se molti letti, sedie e mobili, seppur vecchi, non avrebbero potuto servire ad associazioni o strutture di accoglienza italiana o straniera. Oggi questi sono solo rifiuti.
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