Vaschette, case fatiscenti «Dateci un alloggio sano»

La supplica di due signore che abitano in palazzi da abbattere nelle vie Pasini e del Lavoratore: «Infissi danneggiati, umidità, fogne a cielo aperto, topi»
Di Massimo Tonizzo
Condizioni precarie in cui versano il complesso di edifici ATER in via del lavoratore a Marghera dal civico 51 in poi
Condizioni precarie in cui versano il complesso di edifici ATER in via del lavoratore a Marghera dal civico 51 in poi

MARGHERA. Le abitazioni dell’area delle Vaschette, dove dovrebbe nascere la Porta Sud di Venezia, continuano a evidenziare problematiche, leggi abbandono e piccola delinquenza. Gli abitanti rimasti, in attesa del trasloco in altre case messe a disposizione dal Comune, sono dunque sempre più esasperati per i ritardi di consegna dei nuovi appartamenti e, dato lo svuotamento delle aree immediatamente attorno, preoccupati per condizioni igieniche e di sicurezza ormai precarie.

Le ultime segnalazioni, simili per argomento e ricerca di soluzione, arrivano da due condomìni. La signora Ballarin abita con la figlia in via del Lavoratore 51, mentre al 95 di via Pasini risiederebbe Marina Brigenti. Il condizionale è giustificato dal fatto che da quasi un anno la signora è costretta a vivere ospite della madre per le condizioni di estremo disagio del proprio appartamento. «Il condominio», spiega la signora Brigenti, parzialmente invalida e attualmente disoccupata, «che era prima dell’Ater e ora è in gestione comunale, soffre di grossi problemi strutturali. Le finestre e le infrastrutture sono vecchie e danneggiate, le fogne sono praticamente a cielo aperto dopo la rottura di alcuni tubi, tanto che arrivano in continuazione topi e scarafaggi».

A riprova di quanto detto, la signora mostra l’appartamento dove non può più vivere, rimodernato e reso accogliente a spese sue, ma con evidenti segni del passaggio continuo di animali pericolosi per la salute, che hanno sporcato pavimento, arredi e vestiti. Al danno si è aggiunta la beffa: «Il Comune mi ha mandato perfino una lettera nella quale risulta che io non risiedo più in questo appartamento e quindi non ho più diritto all’alloggio. Venissero prima a vedere le condizioni, e poi ne riparliamo».

«Da me», le fa eco la signora Ballarin, amica e vicina di casa, «la situazione non è diversa. Io ho in famiglia un caso di invalidità, con crisi epilettiche, specie nelle ore del sonno. Servirebbe un ambiente salubre e invece piove in casa. Così non si può andare avanti, altrimenti la colpa del peggioramento delle condizioni di salute di chi è malato non potrà che ricadere su chi non è intervenuto in tempo».

Le richieste delle due signore sono simili a quelle di chi è ancora nell’area in attesa della demolizione dei condomini rimasti: «Non aspettate oltre. Assegnateci al più presto un appartamento dove poter vivere nel modo più consono ai nostri problemi. Siamo disposte, così come abbiamo fatto anche qui, a mettere a posto gli alloggi pur di andare a stare dove non ci siano continui problemi».

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