Variante Tresse, 700 metri da scavare
Solo 700 metri di nuovo canale da scavare. Niente bacino di evoluzione. E il recupero ambientale dell’area dei Moranzani, dove andranno i fanghi inquinati ricoperti di terra per ricavarci il Parco, come già successo a San Giuliano. È questa l’idea progettuale che il presidente del Porto Paolo Costa ha sottoposto al sindaco Luigi Brugnaro. Il progetto per la “Variante Tresse” è pronto, e sarà illustrato nei dettagli stamattina a Ca’ Farsetti in una conferenza congiunta Brugnaro-Costa. È la vecchia idea del sindaco, lanciata quando l’industriale Luigi Brugnaro, presidente di Umana, era al vertice di Unindustria Venezia. Fare arrivare le grandi navi in Marittima attraverso la bocca di porto di Malamocco e il già esistente canale Vittorio Emanuele, che veniva utilizzato fino agli anni Settanta dalle petroliere che entravano da San Marco.
Disegni e calcoli sono stati ultimati dall’ufficio tecnico dell’Autorità portuale e dall’ingegner Pietrogrande. E adesso saranno sottoposti al giudizio di Valutazione di Impatto ambientale. «Faremo le cose per bene, rispetteremo le norme», dice Costa ai tanti che avevano criticato le procedure «anomale» utilizzate dal Porto. «Non è possibile», avevano scritto al governo i comitati, presentare una Variante (le Tresse Vittorio Emanuele) di un progetto (il canale Contorta Sant’Angelo) già bocciato dalla commissione e dal Tar del Veneto».
A questo punto l’iter potrebbe anche ricominciare daccapo. «L’importante» dicono al Porto, «è avere una soluzione definitiva e certa». Solo così si potranno avviare nuovi investimenti in Marittima, compreso il famoso sistema di cold ironing, promesso da anni e mai realizzato. Si tratta di alimentare le navi da una centrale a terra quando sono all’ormeggio. Consentendo così di spegnere i motori. Ed evitando i fumi dannosi ai monumenti e alla salute che ancora oggi vengono riversati sulla città. Per fare investimenti di questo tipo, è il ragionamento del Porto, occorre però avere una prospettiva certa. Le compagnie crocieristiche potranno così tornare a investire su Venezia. E l’idea del sindaco è quella di chiedere, in cambio delle garanzie sull’arrivo in Marittima, la famosa “tassa per la città”. Due milioni di crocieristi a un euro significa due milioni di euro l’anno. Se il “ticket” fosse di due-tre euro la somma si farebbe ancora più consistente.
Ma nulla è ancora deciso. Il governo ha annunciato che le varie soluzioni saranno confrontate e che l’obiettivo è quello di non far passare le grandi navi da San Marco e dal canale della Giudecca. Senza perdere posti di lavoro.
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