Vandali sul Lusenzo, lunedì le denunce
CHIOGGIA. Gli ultimi sono stati sentiti ieri pomeriggio. Tutti i 15 ragazzi individuati dalla polizia come partecipanti agli atti di vandalismo sul Lusenzo si sono presentati, in questi giorni, in commissariato, e hanno reso le loro deposizioni davanti ai poliziotti e ai genitori che li ascoltavano sorpresi e amareggiati.
Nessuno, però, ha “coperto” il figlio: niente giustificazioni, niente scusanti ma, al contrario, inviti espliciti a raccontare quello che sapevano e ad ammettere le rispettive responsabilità.
Ed è proprio questo il lavoro che stanno svolgendo gli investigatori, quello di distinguere le responsabilità dei singoli, dato che, ad esempio, non tutti hanno gettato in acqua la famosa panchina del filmato finito su Facebook e per altri gesti vandalici, come il gazebo distrutto vicino alla pista di pattinaggio, servono le testimonianze dei diretti interessati.
Non va dimenticato, poi, che i danneggiamenti si sono articolati nell’arco di almeno due, forse tre, notti, e gli autori potrebbero appartenere a gruppi diversi tra loro. In questo senso avrebbero potuto essere d’aiuto le riprese delle telecamere comunali sul Lusenzo, che l’assessore ai Lavori pubblici, Marco Boscolo Bielo, aveva assicurato essere in funzione. In commissariato, però, «non risulta» che quelle telecamere funzionino e alla denuncia sporta dall’amministrazione comunale non sono stati allegati filmati, ma solo le foto dei danni alle strutture. Un piccolo giallo nel giallo.
In ogni caso, la distinzione delle singole responsabilità non significa, ovviamente, che chi è stato a guardare, mentre gli altri rompevano, sia esente da colpe, ma il profilo giuridico è certamente diverso.
Lunedì, comunque, potrebbero partire i primi deferimenti all’autorità giudiziaria: alla Procura per i minori per la quasi totalità dei ragazzi identificati, alla Procura della Repubblica per l’unico maggiorenne del gruppo.
Sulla vicenda va segnalata anche una riflessione dell’assessore alle Politiche sociali, Patrizia Trapella, secondo la quale «la non-appartenenza a gruppi di aggregazione, il malessere diffuso e l’eccessiva conflittualità verso scuola, famiglia, amici, spesso portano gli adolescenti a sviluppare comportamenti negativi. Per questo le politiche giovanili sul territorio devono essere maggiormente sviluppate, con percorsi che prevedano una partecipazione attiva dei giovani unitamente agli esperti in materia, in modo da innescare un processo di autoconoscenza e sviluppo del senso del sé, sia a livello sociale che personale».
Diego Degan
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