Vallone Moranzani, dopo 17 anni ecco l’accordo operativo: primi conferimenti nella discarica

L’assessore regionale Marcato: «Giornata storica». I comitati di Malcontenta: «Un fallimento, la San Marco Petroli resterà dov’è»

Francesco Furlan
Il primo conferimento di rifiuti al Vallone Moranzani (foto Lorenzo Pòrcile)
Il primo conferimento di rifiuti al Vallone Moranzani (foto Lorenzo Pòrcile)

Con i primi tre camion carichi di terreno arrivati, lunedì 28 aprile è diventata operativa, a 17 anni di distanza dalla sigla del primo accordo, la discarica del Vallone Moranzani a Malcontenta.

Un’area che permetterà di ricevere, nell’arco dei prossimi 12 anni, circa 2 milioni di metri cubi di sedimenti del dragaggio dei canali e di matierali rocciosi da scavo, ad esempio quelli che arriveranno dal cantiere per la realizzazione del nuovo Terminal Montesyndial.

La gestione del Vallone, di cui in base al vecchio project financing si si sarebbe dovuta occupare la società Sifa, è passata direttamente alla Regione Veneto, attraverso la società controllata Veneto Acque, che la gestirà per i prossimi 42 anni. Se 12 sono gli anni previsti per arrivare alla saturazione delle nove vasche, gli altri 30 riguardano la gestione e il controllo della discarica nella sua fase post-operativa.

Lunedì 28, per l’avvio della fase operativa del Vallone, erano presenti tra gli altri l’assessore regionale allo Sviluppo economico e con delega alla Legge speciale Roberto Marcato, il presidente di Veneto Acque Gianvittore Vaccari e i dirigenti e i tecnici della Regione che si sono occupati della partita del Vallone, tra i quali Luca Marchesi e Matteo Lizier per la Regione e Francesco Trevisan per Veneto Acque.

L'assessore regionale Marcato al Vallone Moranzani
L'assessore regionale Marcato al Vallone Moranzani

L’avvio dell’operatività del Vallone, con gli incassi dallo smaltimento in discarica di fanghi e terreni inquinati – anche se classificati non pericolosi – permetterà di investire nei prossimi 12 anni circa 50 milioni di euro in opere di compensazione: il parco del Moranzani, interventi sulla viabilità e le opere ciclabili. E’ tuttavia un accordo molto ridimensionato rispetto a quello firmato nel 2008 che prevedeva, per esempio, lo spostamento della San Marco Petroli, ora a ridosso del centro abitato di Malcontenta.

«Io credo che sia una giornata storica», il commento dell’assessore Marcato, «perché finalmente siamo riusciti a sbloccare una situazione che aveva stratificazioni così complesse che sembrava impossibile riuscire a risolverle».

L'assessore Marcato: "Nessun rifiuto pericoloso al Vallone Moranzani"

Il riferimento è al contratto di project financing che era stato inizialmente siglato con Sifa (Mantovani) negli anni della giunta Galan, mai decollato e poi rivisto, fino al passaggio conclusivo che ha visto la Regione assegnare la gestione del Vallone Moranzani direttamente a Veneto Acque.

«Quando ho presi in mano la gestione di questa partita, nel 2015, non ne vedevo la luce», prosegue Marcato, «Ora siamo riusciti a fa sì che il conferimento di terre non pericolose sia possibile. Un intervento fondamentale per le attività del Porto. Un modo per coniugare esigenze economiche ed ambientali». L’investimento complessivo è di 180 milioni di euro di cui 40 per garantire l’operatività e 40 per la gestione post mortem.

La protesta dei comitati ambientalisti
La protesta dei comitati ambientalisti

C’è poco da cantare vittoria per i comitati ambientalisti che si sono presentati all’inaugurazione con alcuni striscioni di protesta. Dice Enrico Pellegrini, del comitato di Malcontenta: «Il progetto partito nel 2008 è fallito, oggi la Regione celebra l’arrivo di fanghi ma delle opere di compensazione nulla si sa. E’ un progetto fallito per colpa della Regione e, negli ultimi anni, anche per la responsabilità del Comune».

I comitati ambientalisti: "Vallone Moranzani, un fallimento annunciato"

Aggiunge Michele Valentini: «Uno dei punti cardine dell’accordo era lo spostamento della San Marco Petroli che invece resterà lì dov’è, a ridosso delle case. Marghera e la laguna non sono zone da sacrificare».

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