Valeria Solesin è morta, uccisa da una raffica di mitra a Parigi

La notizia ufficiale è giunta domenica pomeriggio dal console d’Italia a Parigi. L’amica Ann: «Parlavamo anche di guerra, era contro i raid nei Paesi arabi». Il fratello Dario: "Martedì a Parigi per riportare a casa mia sorella"

INVIATO A PARIGI. Valeria non c’è più. Sono le 15.36 di ieri quando il console generale d'Italia a Parigi, Andrea Cavallari, esce dall’Istituto di medicina legale al civico 2 di Places Mazas e conferma, dopo una notte di fibrillazione e angoscia per genitori e amici, la morte di Valeria Solesin, la veneziana di 28 anni, dottoranda in Demografia alla Sorbona, di cui non si avevano più notizie dall’assalto di venerdì notte a colpi di fucili Ak 47 alla sala Bataclan, nel centro di Parigi.

«Dopo una lunga attesa abbiamo potuto vedere la salma», spiega il console, «e gli elementi riscontrati corrispondono a quanto ci era stato segnalato dalla famiglia». L’edificio dell’istituto di medicina, due piani che guardano la Senna, è diventato il simbolo del dolore privato, con i poliziotti a sbarrare il viale d'ingresso con decine di persone in fila pronte a piangere chi un amico e chi un fratello tra le oltre venti vittime non ancora identificate, dato fornito dal Primo ministro francese Manuel Valls. Tra queste, fino a ieri pomeriggio, c’era anche Valeria.

Valeria, ragazza modello dal Benedetti alla Sorbona
Valeria Solesin in una foto postata su Twitter (#Recherceparis), tra i dispersi negli attacchi del 13 novembre a Parigi. Roma, 14 novembre 2015. +++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO? ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L?AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++

L’annuncio della sua morte era però già arrivato nella notte tra sabato e domenica quando Andrea Ravagnani, 30 anni, il fidanzato della vittima, aveva chiamato il padre Corrado, a Trento, per dirgli che Valeria, anche se la comunicazione non era ufficiale, molto probabilmente era morta. Poi con il passare delle ore si era riaperta una flebile speranza, per la presenza di una ragazza ricoverata dopo l’attacco, in coma ma viva, all’ospedale Salpêtrière. «Forse è Valeria», la notizia custodita dai familiari, solo per poche ore. Valeria è morta sotto una raffica di mitra dei tre attentatori suicidi che venerdì sera hanno fatto irruzione nella sala di musica dove erano da poco saliti sul palcoscenico gli Eagle of Death Metal Band. Musica scanzonata, anni Settanta, c’era da divertirsi. Valeria e Andrea, da anni residenti a Parigi - lei dottoranda dopo la laurea in Sociologia a Trento, lui responsabile di un negozio Naturalia - erano andati con la sorella di lei, Chiara, e il fidanzato di quest’ultima, Stefano Peretti. I due li avevano raggiunti per trascorrere alcuni giorni insieme, festeggiare la laurea in Biotecnologie di Chiara, una fan della band californiana.

Erano entrati da pochi minuti al Bataclan e il concerto era appena iniziato quando i terroristi hanno sfoderato i Kalashnikov, sparando grumi di proiettili sui giovani spettatori. «Ho bisogno di alcuni giorni per capire cosa è successo, capire come sono andate le cose», dice Andrea Ravagnani quando ormai la notizia della morte della sua fidanzata è stata confermata anche dalla Farnesina. È in continuo contatto con i suoi genitori che ieri sera hanno raggiunto quelli di Valeria, Alberto Solesin e Luciana Milani, nella loro casa di San Marcuola, a Cannaregio, per condividere il dolore. Forse oggi le due famiglie arriveranno a Parigi. Sono stati proprio i genitori a raccogliere le prime confuse ricostruzioni.

«Quando sono iniziati i colpi ho pensato a degli effetti speciali, poi abbiamo visto il sangue», aveva raccontato Andrea al padre Corrado sabato mattina. Una versione confermata agli investigatori: I quattro ragazzi, secondo la ricostruzione pervenuta ieri agli inquirenti, erano nelle prime file della sala. Dopo la prima raffica di mitra si sono buttati a terra, immobili, dove sono rimasti per quasi due ore prima dell’intervento delle teste di cuoio. Nel successivo parapiglia per scappare Valeria si è persa. Chiara era riuscita a recuperare la sua borsetta, con telefonino e documenti, ma Valeria non c’era più. Andrea è rimasto ferito di striscio alla tempia, illesi la sorella e il fidanzato. Per tutta la giornata di sabato amici e funzionari dell’ambasciata si sono affannati a bussare alle porte di tutti gli ospedali per cercarla tra i feriti, e a diffondere la foto di lei, nella speranza che qualcuno la ritrovasse in stato di choc, a vagare per la città, senza documenti. Notizie, ipotesi e smentite. E poi l’annuncio. Per quanto riguarda il rimpatrio della salma «deciderà la famiglia cosa fare. Ora ci preme soprattutto essere vicino ai familiari», ha aggiunto ieri il console. La Valeria che non c’è più è la Valeria volontaria di Emergency, la Valeria che aiutava i senzatetto di Parigi, la Valeria “straordinaria e innamorata della vita” ricordate dalla mamma, la Valeria appassionata del suo lavoro, come la descrive l’amica e collega Ann Kiragu. «Ci siamo viste per discutere della mia tesi di dottorato. Era una ragazza piena di sogni e di progetti, viveva per il lavoro e quello che faceva era capire gli altri». Racconta Ann che qualche volta si erano trovate a discutere di guerra e terrorismo, dopo gli attacchi di Charlie Ebdo, lo scorso 7 gennaio. «Lei diceva che la risposta non poteva essere attaccare i Paesi arabi», ricorda l’amica, «che non era giusto andare a colpire i civili».

La famiglia di Valeria Solesin dovrebbe partire martedì per raggiungere Parigi e riportare a casa la salma della congiunta. Lo ha riferito il fratello della studentessa morta al 'Bataclan', Dario Solesin. Si attende che le autorità francesi svolgano le formalità di rito e il corpo sia composto, per riportare Valeria in Italia. "Siamo a Venezia - ha detto il giovane, al telefono con l'Ansa - abbiamo degli amici qui con noi. Credo che per Parigi partiremo domani. La data dei funerali? Non voglio nemmeno pensarci".

 

 

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia