Usl 3 Serenissima, tagliati 30 milioni. Sindaci sulle barricate: "Inaccettabil"
VENEZIA. I sindaci non ci stanno e preparano le barricate contro «tagli inaccettabili che metteranno a rischio i servizi del territorio», la Cgil parla di un «riparto killer per la sanità veneziana» e lancia un appello per la «immediata mobilitazione di tutte le forze politiche e sociali». E mentre i vertici dell’Usl 3 Serenissima scelgono il silenzio istituzionale - anche se traspare preoccupazione - il presidente della Commissione regionale Sanità, Fabrizio Boron (lista Zaia), taglia corto: «Una tempesta in un bicchiere d’acqua». È polemica per il riparto del fondo regionale 2017 (e 2018) per la sanità che assegna all’Usl 3 quasi 30 milioni di euro in meno rispetto al 2016, pari a una differenza di 43 euro pro capite. La delibera, dopo il parere favorevole in commissione, è al vaglio della giunta.
Il peso del project. La quota pro capite dell’Usl 3 (somma delle precedenti Usl 12, 13 e 14) è pari a 1644 euro, la terza più alta in Veneto. Ma la ripartizione, incardinata su criteri ministeriali, non tiene conto del canone annuo di 64,5 milioni di euro che l’azienda sanitaria deve versare annualmente fino al 2033 a Veneta Sanitaria per il project financing dell’ospedale all’Angelo di Mestre. L’ex Usl 12 negli ultimi anni ha chiuso i conti con un disavanzo di almeno 60 milioni di euro, e gli ulteriori tagli ora rischiano di incidere sulla pelle viva delle prestazioni erogate, soprattutto a livello territoriale (come distretti sanitari e ambulatori) nei comuni della Riviera del Brenta (ospedale a Dolo), del Miranese (ospedali a Mirano e Noale) e a Chioggia. «Sono soprattutto questi comuni a rischiare, per le prestazioni territoriali», spiega Bruno Pigozzo, consigliere regionale del Pd, membro della Commissione Sanità. «Avevamo chiesto di poter ragionare più a lungo sulle scelte della ripartizione, ma non ci è stato concesso».
«Polemica inutile». Lo dice il presidente della Commissione Sanità. «La quota pro capite è il risultato dei criteri individuati dal ministero», sostiene Boron, «diversi rispetto all’anno precedente, e che non tengono conto, ad esempio, della specificità di Venezia». Dei 30 milioni mancanti 16 arriveranno come finanziamento di funzione, altri 10 - assicura - dai fondi ministeriali della premialità, (legato ai risultati) e 4 sono autorizzati in disavanzo, che arriverà così a 70 milioni. «A conti fatti», aggiunge Boron, «la quota pro capite per l’Usl Serenissima sarà uguale a quello dell’anno scorso». «Una promessa, intanto bisognerà stringere la cinghia sui servizi», replica Pigozzo, «perché in commissione non se ne è discusso?».
I sindaci. Primi cittadini e sindacati non si fidano. «Se i tagli saranno di questo tenore, di 30 ma anche di 14 milioni, è certo che ci saranno dei tagli ai servizi», spiega il sindaco di Mirano e presidente ragionale dell’Anci, Maria Rosa Pavanello, «storicamente l’Usl di Riviera e Miranese è sempre stata sotto-finanziata e dopo la razionalizzazione degli ultimi anni non siamo disposti ad accettare ulteriori tagli, sotto il nome di razionalizzazioni». Sulla stessa linea il sindaco di Spinea, Silvano Checchin, a capo di uno dei tre comitati territoriali della conferenza - ancora senza presidente - dei sindaci dell’Usl 3. «Con questi tagli la situazione rischia di essere ingestibile», dice, «e penso alle categorie che più rischiano, anziani e disabili. Non possiamo permettere che accada». Gigliola Scattolin, segretaria metropolitana del Pd, invita Luigi Brugnaro a prendere posizione. «La fusione delle Usl avrebbe dovuto offrire ben altri risultati», commenta ricordando come l’Usl per fare cassa abbia dovuto mettere in vendita 150 immobili.
La mobilitazione della Cgil. Il sindacato invita alla mobilitazione di tutte le parti sociali, e immagina una manifestazione. «A fronte di questa riduzione l’Usl 3 sarà probabilmente costretta tagliare pezzi importanti dei servizi che eroghiamo ai cittadini come la farmaceutica territoriale, gli ausili della protesica o magari il numero dei ricoveri o dei posti letto», spiegano Daniele Giordano, segretario generale e Marco Busato segretario sanità della Fp Cgil, «e non ci rassicura l’ipotesi fatta circolare che arrivino altri circa 16 milioni di “finanziamento funzione”». «Nella Serenissima», aggiungono, «lavorano circa 8 mila persone che garantiscono prestazioni sanitarie di alto livello e sarebbe necessario un piano di riorganizzazione e di rilancio, non certo un taglio lineare come quello che si sta operando».
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