Usavano i bambini per fare le rapine

Stra. I carabinieri hanno preso tre responsabili del colpo da 150 mila euro alla gioielleria “Simionato”. Caccia al quarto uomo
Di Francesco Furlan
Interpress/Mazzega Scattolin Venezia, 07.03.2015.- Conf.Stampa Carabinieri Venezia.- Smantellato gruppo criminale dedito asaalti in gioiellerie.- Nella foto La rapina alla gioielleria di Strà
Interpress/Mazzega Scattolin Venezia, 07.03.2015.- Conf.Stampa Carabinieri Venezia.- Smantellato gruppo criminale dedito asaalti in gioiellerie.- Nella foto La rapina alla gioielleria di Strà

STRA. Era arrivato il momento di tornare in azione dopo il colpo da 150 mila euro alla gioielleria Simionato di Stra, lo scorso 3 gennaio. La banda avrebbe dovuto colpire ieri in un’altra gioielleria, a Ponte San Pietro, Bergamo, ma tre dei quattro rapinatori venerdì sono stati arrestati dai carabinieri del nucleo investigativo di Venezia che da due mesi seguivano le loro mosse e ascoltavano le loro telefonate. Le manette sono scattate ai polsi di Nunzio Carraturo, ritenuto il capo del gruppo, 68 anni, arrestato a Bergamo, di Rino Cacace, 42 anni, e della fidanzata Samantha Sarcina, 41 anni, arrestati a Milano. I tre, campani residenti in Lombardia, sono per il momento accusati di essere gli autori della rapina di Stra, anche se è possibile che siano stati sempre loro a firmare colpi simili nel Nord Italia, mentre è certo - come emerge dalle intercettazioni - che ne stessero pianificando almeno altri tre: la gioielleria del Bergamasco e altri due negozi a Lodi e a Casale Monferrato. Un quarto uomo, membro del gruppo e presente al colpo di Stra, è tuttora ricercato.

Una banda di professionisti - secondo i vertici dell’Arma veneziana - che entrava in azione solo dopo essersi conquistata la fiducia dei gioiellieri con piccoli acquisti o promesse di acquisto. Visite nelle quali, per inspirare una maggiore simpatia, si facevano accompagnare da bambini, familiari dei tre. La rapina a mano armata alla gioielleria di Stra era stata preceduta da tre visite, la prima il 20 novembre. Per ottenere maggior informazioni sul luogo, la banda aveva anche contatto i proprietari di alcuni locali confinanti con la gioielleria con la scusa di voler aprire una pizzeria per asporto. Poi il colpo del 3 gennaio, con le pistole spianate, e la corda per legare Gianni Simionato. Riempite le sacche da tennis di bracciali, diamanti e collane per un valore di 150 mila euro - merce non assicurata - avevano raggiunto a piedi l’auto lasciata ad alcune centinaia di metri, scappando in direzione di Bergamo.

Pensavano di averla fatta franca, ma non avevano fatto i conti con il senso civico di tre cittadini di Stra. Due, insospettiti da quegli uomini usciti dalla gioielleria con passo spedito e con le sacche sportive, li avevano seguiti fino all’auto, fotografandone la fiancata e una parte della targa - la Xsara Picasso era intestata alla figlia di Carraturo - mentre una donna aveva ben impresso nella memoria il volto di Samantha Sarcina, che nei minuti della rapina se ne stava nei pressi della gioielleria a fare da palo. Altro elemento fondamentale è arrivato dal ritrovamento dalla telecamera interna al negozio che i rapinatori, dopo il colpo, avevano staccato e lanciato nel parco di una villa. Le immagini della rapina erano rimaste registrare mostrando i tre uomini entrati in azione a volto scoperto. Dopo due mesi di indagini, e alla vigilia di un nuovo colpo, i tre arresti. La refurtiva non è ancora stata trovata, ma nel corso delle perquisizioni sono emersi documenti ritenuti utili per le indagini.

IL VIDEO DELLA RAPINA

L’AUDIO DELLE INTERCETTAZIONI

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