«Urge la barriera verde in tangenziale»

Dopo l’indagine sulle malattie da smog gli ambientalisti chiedono interventi. E c’è delusione: «Città senza risarcimento»
Di Mitia Chiarin
tangenziale direzione est
tangenziale direzione est

«I dati dell’indagine epidemiologica fotografano una situazione che è la conseguenza del traffico intensissimo degli anni ’80 e ’90. Ma questo non significa non lavorare, oggi, per un utilizzo urbano della tangenziale di Mestre e la realizzazione del corridoio ecologico, con un cuscinetto di alberi a protezione dell’area urbana». L’assessore all’Ambiente del Comune, Gianfranco Bettin, che in tangenziale fu tra i primi a salire in bicicletta per protestare contro il traffico, non intende archiviare il caso tangenziale. I dati dell’indagine epidemiologica commissionata dal Comune all’Università di Padova confermano quel che si temeva: vivere vicino ad una fonte di smog come la tangenziale ha fatto ammalare tanti di bronchiti e malattie cardiache. Non si è potuto indagare sui tumori, conferma Rocco Sciarrone, dirigente del Dipartimento di Prevenzione dell'Asl 12, perché «servono dati medici per un lasso temporale di almeno 30 anni».

Ma l’indagine basta a riaprire la “ferita” di una città che ha dovuto convivere per decenni con una autostrada a pochi metri da piazza Ferretto e punte di traffico di 180 mila veicoli al giorno, ora, grazie al Passante, scesi a meno di 100 mila giornalieri. Senza alcun vero risarcimento. Vive male, ancora oggi, chi vive in via Tagliamento, sul Terraglio, vicino all’istituto Farina alla Cipressina.

Il Cocit, il coordinamento contro il traffico da tangenziale, ora chiede di tornare a valutare correttivi al sistema tangenziale. Interventi che trovano la sintonia di vedute dell’assessore comunale.

«Se non si vuole arrivare allo smantellamento della tangenziale è tempo di realizzare davvero il corridoio ecologico, con più piante a protezione del viadotto e garantirne un uso urbano», dice Bettin che vuole riprendere il dialogo con la concessionaria autostradale, ora la Cav. Tra Mestre e zona del Passante «la cappa di smog è unica», ricorda.

Delusione, invece, nelle parole di alcuni dei protagonisti delle lotte ambientaliste contro lo smog killer della tangenziale. Fabio Toffanin, ex voce di via Fradeletto ed ex consigliere comunale passato dal Pd all’Udc, lo ammette chiaramente. «Sono state battaglie di anni, ben dodici anni, che hanno comportato tempo, soldi, impegno per un risultato che oggi viene confermato dall’indagine epidemiologica ma che era palese già allora: di traffico ci si ammala. Un risarcimento la città non l’ha avuto e la cosa più triste è che, anche davanti alle evidenze scientifiche, non cambia nulla. E questo alla fine delude profondamente». Michele Boato avverte: «Tornare a parlare di tunnel e di altre soluzioni ipotizzate in passato come i Bivi, oggi è inutile. Chiediamo piuttosto di creare lungo la tangenziale una vera barriera verde e non solo qualche arbusto e barriere che alzano e spostare più in là le polveri. Gli alberi depurano l’aria, non le barriere». Interviene anche Federico Camporese, giovane coordinatore di Sel a Mestre: «Pretendiamo che l’amministrazione proceda con ogni mezzo per arrivare al declassamento ad uso locale della tangenziale e alla realizzazione del corridoio ecologico. Confrontandosi attivamente e, da subito, con tutti i soggetti coinvolti in questa partita». Partita che Sel lega ad uno stop definitivo al progetto di raddoppio della pista aeroportuale, al blocco del progetto Alles a Marghera e al fermo delle grandi navi in laguna. «Questo scenario sarà per noi l’unico immaginabile e condivisibile per una città del domani».

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