«Uomo senza scrupoli, 7 anni a Tsuroplis»

È la pena richiesta ai giudici dal pubblico ministero Roberto Terzo per l’ex presidente di Ames accusato di corruzione
Di Giorgio Cecchetti
MESTRE 31/07/2003 VIA PIAVE FARMACIA COMUNALE PRESENTAZIONE CARD MULTISERVIZI "AMES CARD" nella foto A SX IL PRES. AMES Dr STATIS TSUROPLIS ASSIEME AL SINDACO PAOLO COSTA (C) Bertolin M. richiesto da IANNUZZI VIA PIAVE FARMACIA PRESENTAZIONE AMES CARD
MESTRE 31/07/2003 VIA PIAVE FARMACIA COMUNALE PRESENTAZIONE CARD MULTISERVIZI "AMES CARD" nella foto A SX IL PRES. AMES Dr STATIS TSUROPLIS ASSIEME AL SINDACO PAOLO COSTA (C) Bertolin M. richiesto da IANNUZZI VIA PIAVE FARMACIA PRESENTAZIONE AMES CARD

Per il pubblico ministero Roberto Terzo Statis Tsuroplis, ex presidente dell’Azienda comunale farmacie e mense (Ames), non merita le attenuanti generiche perché non avrebbe avuto nessuno scrupolo a saccheggiare le casse dell’azienda che dirigeva e va condannato a sette anni di reclusione per corruzione. Lo ha chiesto ai giudici del Tribunale (presidente Savina Caruso), che entreranno in camera di consiglio nella prossima udienza, fissata per l’8 giugno, per emettere la sentenza.

Il rappresentante dell’accusa ha parlato per più di due ore, sostenendo che la pena così pesante si giustifica con la gravità del fatto prima di tutto e con il comportamento processuale dell’imputato. «Giorni fa», ha spiegato, «mi sono trovato a chiedere la condanna di alcuni bigliettai dell’Actv che rivendevano ticket inutilizzati e si mettevano 100 euro in tasca al mese: ho chiesto il minimo. Qui, invece, siamo davanti ad un alto dirigente che guadagnava 270 mila euro all’anno: 100 mila dalla Save per la quale curava i rapporti istituzionali, 70 mila come medico e infine altri 100 mila da Ames. Poteva dunque risparmiarsi questo reato».

Tsuroplis è accusato di aver chiesto 40 mila euro (ne avrebbe poi ricevuti solo la metà) ai fratelli Poletti in cambio di un acconto di 140 mila per un contratto in corso tra l’azienda comunale e la società di Arrigo e Ugo Poletti. Il magistrato, ricordando la testimonianza dell’ex parlamentare del centrosinistra Laura Fincato, ha sostenuto che la sua nomina al vertice di un’azienda comunale come Ames si giustifica soltanto come «remunerazione politica», visto che era allora della Margherita, trattandosi di un medico e non certo di un manager.

Per Terzo l’iniziativa di versare quell’acconto sarebbe stata una decisione tutta sua, per la quale non avrebbe coinvolto altri dirigenti dell’azienda, «una decisione deleteria e temeraria, avviata solamente per creare un’occasione perché gli venisse versata poi la tangente». Lui sapeva che i Poletti viaggiavano da tempo in cattive acque, eppure decide lo stesso di pagare quell’acconto. «Non ha avuto alcuno scrupolo. Come in campagna, dove del maiale non si butta via nulla». Era partito chiedendosi per quale motivo i Poletti si sarebbero inventati di aver pagato la mazzetta, come invece sostiene la difesa. «Perché lo avrebbero fatto? Non abbiamo trovato un movente, non c’è stato alcun guadagno» si è risposto, quindi ha ribadito «credo che Arrigo Poletti sia del tutto attendibile». Ha, poi, compiuto una breve digressione per commentare le dichiarazioni in aula del commercialista Paolo Belviso. Chiamato dalla difesa, il professionista, durante la sua testimonianza, a lungo ha tenuto all’oscuro il Tribunale del fatto che era stato contemporaneamente sia nel collegio sindacale di Ames sia in quello della V4, conoscendo bene, dunque, la situazione economica dei Poletti. Tanto che il presidente gli aveva chiesto: «Perché non ci ha informati prima?». «Se fossimo negli Usa», ha precisato il pubblico ministero, «sarebbe stato arrestato subito in aula».

Dopo di lui, è intervenuto l’avvocato Renzo Fogliata, parte civile per entrambi i Poletti: ha sostenuto che si è trattato non di corruzione, bensì di concussione. Ha spiegato che di quei 140 mila euro di acconto avevano estremo bisogno per tappare i buchi con le banche che altrimenti non avrebbero più dato loro fidi. Quindi, la pressione che avrebbero ricevuto da Tsuroplis era fortissima. Ha chiesto un risarcimento di 50 mila euro.

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