Uno zampirone come innesco «Volevano disattivare la linea»

L’attentato fallito sulla Mestre-Padova: la pioggia ha reso inoffensiva la bottiglia piena di benzina che poggiava sopra due sacchetti pieni di diavolina. Ora si indaga sugli anarco insurrezionalisti
Di Giorgio Cecchetti

SPINEA. Avevano acceso lo zampirone, quello usato per abbattere le zanzare, avvolto nel nastro adesivo di carta in modo che prendesse fuoco e incendiasse il litro di benzina che poggiava su due sacchetti pieni (circa un chilo) di diavolina, quella solitamente utilizzata per dare forza alla fiamma sotto le grigliate di carne o di pesce. Lo zampirone, però, prima di incendiare la benzina, si è spento, forse per la pioggia penetrata all’interno del tombino o comunque a causa dell’umidità. Insomma, non voleva essere un semplice avvertimento, avevano l’intenzione di incendiare i cavi dell’alimentazione elettrica per le linee ferroviarie Mestre-Padova, anche dell’Alta Velocità, ma non solo. Se le fiamme si fossero sviluppate dentro quel tombino d’accesso ai cavi di alimentazione è probabile che la corrente elettrica di sarebbe interrotta sulle linee aeree e molti treni si sarebbero fermati. Del resto, lo scorso dicembre, nei pressi di Bologna, proprio questo era accaduto e il nodo ferroviario più importante del Nord Italia era rimasto bloccato per ore.

A coordinare le indagini è il procuratore aggiunto di Venezia Adelchi D’Ippolito: a svolgere gli accertamenti gli investigatori della Digos di Venezia che sono propensi ad attribuire ad una frangia, quella degli anarco insurrezionalisti, del movimento «No Tav» l’attentato non riuscito. Poco lontano dal tombino dove è stata lasciata la bottiglia molotov, infatti, c’è un pilone di cemento su cui sono state lasciate alcune scritte, che vanno interpretate e per questo gli inquirenti si stanno confrontando con i colleghi di altre città, dove si sono registrati altri attentati simili. Il sistema utilizzato a Venezia sembra assomigliare a quello che ha funzionato a Bologna, bottiglia incendiaria alimentata dall’accelerante per colpire i cavi elettrici delle linee ferroviarie su cui viaggiano le Frecce, i treni a lunga percorrenza e ad alta velocità. «Fuck Boom», qualcuno ha scritto con una bomboletta di colore nero, quindi una sigla tutta da interpretare, infine una stella di Davide. In teoria, non si potrebbe entrare nella massicciata dove corrono i binari, in realtà gli accessi sono numerosi e le reti facili da aggirare. I writers lo fanno normalmente per riempire di scritte e disegni muri e colonne di cemento.

L’ordigno, che non doveva esplodere ma incendiarsi e bruciare i cavi, era un’opera artigianale, fatto però da qualcuno che evidentemente non ha grande esperienza, visto che l’innesco invece che dar fuoco alla benzina si è spento lentamente. Non sono stati utilizzati direttamente i fiammiferi perché avrebbero dato pochissimo tempo per allontanarsi dal luogo dell’attentato a chi li avrebbe dovuti accendere, ma l’idea dello zampirone, che deve essere sembrata geniale, non ha funzionato perché ad un certo punto si è spento e non ha funzionato. Il movimento No Tav è molto esteso e la frangia più estrema è composta dai giovani che si rifanno all’anacoinsurrezionalismo, si tratta di giovani presenti anche nel Veneziano. Nel Nordest proprio in queste settimane sta crescendo la discussione sulle linee ferroviarie ad alta velocità in vista del prolungamento della Tav fino a Trieste. Comunque, per ora il tratto di binario quadruplicato si trova proprio tra Mestre e Padova.

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