Un'indagine sul dna per ritrovare le antiche viti

Due vigneti sperimentali per ricerca a Torcello e nel convento dei Carmelitani
20050901 - ROMA -ECO- VENDEMMIA 2005, QUALITA' MIGLIORE MA SCARSA PRODUZIONE- Una vendemmia nei vigneti Chardonnay nelle tenute del Castello Banfi, a Montalcino. Secondo l'Ismea e l'Unione italiana vini quest' anno dovrebbero essere prodotti 51,8 milioni di ettolitri di vino, il 3% di meno rispetto al 2004.BUCCO/ANSA/ PAT
20050901 - ROMA -ECO- VENDEMMIA 2005, QUALITA' MIGLIORE MA SCARSA PRODUZIONE- Una vendemmia nei vigneti Chardonnay nelle tenute del Castello Banfi, a Montalcino. Secondo l'Ismea e l'Unione italiana vini quest' anno dovrebbero essere prodotti 51,8 milioni di ettolitri di vino, il 3% di meno rispetto al 2004.BUCCO/ANSA/ PAT

VENEZIA. Scoprire l'origine, la provenienza e le caratteristiche delle antiche viti presenti in Laguna, campionarle e propagarle per dare vita a impianti che costituiscano una banca genetica delle varietà ricavate dallo studio. È questo l'ambizioso progetto del Consorzio Vini Venezia avviato nel 2010 insieme all'Università di Padova e Milano, il CRA-Vit di Conegliano e altri soggetti e già arrivato al traguardo di 68 piante campionate.

L'identificazione varietale della vite è stata affrontata con tecniche moderne di analisi del Dna (estratto da alcune foglioline) che ha consentito di ottenere l'impronta genetica della vite, ovvero il suo profilo molecolare, e di fare un confronto con la banca dati del Centro di Ricerca per la Viticoltura di Conegliano e con i dati di letteratura, portando all'identificazione di quasi tutte le viti campionate.

Sono stati ottenuti 25 profili molecolari, 22 dei quali corrispondono a varietà già identificate. In particolare, si tratta di 20 varietà di Vitis vinifera L., 14 uva da vino e 6 uva da tavola, e di 2 ibridi interspecifici molto noti, il Baco noir ed il Villard blanc. Tra i ritrovamenti anche una varietà importata dall'Armenia.

È con l'intento di salvaguardare questa biodiversità del patrimonio viticolo lagunare, che sono stati realizzati due vigneti sperimentali, uno a Torcello, con la ristrutturazione di un vecchio vigneto, e l'altro all'interno del convento dei Carmelitani Scalzi che raccoglieranno le viti recuperate dal progetto.

I campionamenti sono stati effettuati in 11 località comprese tra la laguna nord (isola di Torcello, delle Vignole e di S. Erasmo), Venezia città e la laguna sud (Lido Alberoni, S. Lazzaro degli Armeni e Pellestrina).

«La disponibilità delle comunità religiose, delle aziende ed anche dei privati hanno consentito la visione delle piante ed il prelievo di campioni per effettuare il Dna alle piante che risultavano di origine incerta o avevano comportamenti particolari - spiega Carlo Favero, direttore del consorzio. Questo ci ha permesso di raccogliere un patrimonio di varietà molto interessante formato da tipi di viti conosciute ma con »habitus« non caratteristici e particolarmente resistenti alle malattie, accanto ad altre sconosciute. Il Progetto si prefigge dunque di scoprire l'origine, la provenienza e le caratteristiche delle viti ancora presenti a Venezia attraverso l'analisi di materiale genetico prelevato dalle piante, ma vuole anche rafforzare una parte storica e importante della viticoltura locale».

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