Unicredit chiude in via Miranese

Il piano esuberi per l’Italia comunicato da UniCredit, che prevede fino al 2023 ben 6 mila uscite e la chiusura di 450 filiali, poco più del 10 per cento di quelle esistenti, avrà delle ricadute anche nella provincia di Venezia.
In questi ultimi anni le filiali dei più grossi istituti di credito hanno chiuso come funghi, nascondendosi dietro la parola “ottimizzazione” degli spazi, tanto da lasciare interi quartieri senza un’agenzia o uno sportello.
Delle sei chiusure previste in Veneto, una chiusura annunciata riguarda il Veneziano, che conta trentaquattro agenzie di cui tredici in comune di Venezia. Si tratta con molta probabilità dell’agenzia di via Miranese angolo via Circonvallazione a Mestre, destinata a chiudere entro metà marzo.
«Siamo molto preoccupati» spiega Silvana Fanelli di Fisac Cgil, «ma decisi a dare battaglia sulla destinazione del personale». Anche gli altri sindacati sono sul piede di guerra: Fisac Cgil, First Cisl, Fabi e Unisin, si dicono allibiti e molto preoccupati.
«Fino a ieri l’azienda comunicava per tempo le chiusure delle agenzie – aggiunge la sindacalista – ora alla vigilia di un nuovo piano che prevede 450 chiusure che noi contestiamo, hanno anticipato sei chiusure in Veneto con la procedura aperta, per questo siamo basiti. Dobbiamo ancora iniziare la trattativa che già comunicano la chiusura. Questo atteggiamento ci delude profondamente. Non conosciamo quali filiali e non sappiamo cosa comporterà in termini di persone».
A Venezia non c’è un ancora un quadro preciso dell’impatto delle chiusure. L’unica cosa certa è la chiusura della filiale di Mestre entro il mese di marzo.
Prosegue la sindacalista Silvana Fanelli: «Chiederemo unitariamente un incontro per gestire le ricadute, tenendo ben presente che non condividiamo questo Piano: tagliare altri seimila posti e ridurre il presidio sul territorio da parte di una azienda con simili utili ci vede contrari».
«Parlano di una politica spinta sulla digitalizzazione - conclude Silvana Fanelli - elemento imprescindibile che non tiene conto dell’evoluzione demografica, perché non c’è stata ancora la transizione verso i nativi digitali, da cui le ricadute sul lavoro». Insomma, la partita è aperta ma il destino delle filiali appare segnato. —
Marta Artico
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