Undicenne preso a calci dai baby bulli
VENEZIA. Colpito con calci, pugni, spintoni e strattoni e rientrato a casa con un piede dolorante che non è riuscito a nascondere ai genitori. La vittima di questo episodio, avvenuto pochi giorni fa nella Provincia sud, è un ragazzino di 11 anni e il luogo in cui è stato aggredito è uno di quelli che, almeno in teoria, dovrebbe essere “sicuro” quasi come sua abitazione: lo scuolabus che lo riportava a casa al termine delle lezioni. Ma il dato più stupefacente è l’identità degli aggressori: tre ragazzini dai 7 ai 10 anni, scolari delle elementari, tutti più piccoli di lui, ma tutti rabbiosamente coalizzati contro di lui, al punto da lasciarlo pesto e dolente.
Forse, se non fosse stato per quel piede che lo faceva zoppicare, non avrebbe avuto il coraggio di raccontare quello che era accaduto. La madre ha subito deciso di recarsi dai carabinieri del paese, ma l’intervento dei militari potrà essere, eventualmente, solo di tipo “educativo”: informare gli insegnanti e le famiglie delle piccole pesti, del comportamento aggressivo tenuto dai loro bambini che, essendo ben al di sotto dei 14 anni, non sono neppure punibili per legge. Non sarebbe neppure chiaro se l’unico adulto presente, il conducente dello scuolabus, si sia reso conto di quello che stava accadendo e sia intervenuto o meno per fermare la lite. In ogni caso, per prima cosa, i militari dovranno capire cosa possa aver scatenato quel rabbioso pestaggio di gruppo. Per il momento il motivo non è noto, e non ci sono, stando agli accertamenti compiuti, precedenti episodi, a scuola o fuori dalla scuola, che abbiano questi ragazzi (vittime o aggressori) come protagonisti. Un episodio brutto ma isolato, quindi? Per il momento pare di sì. E non risulta neppure che il ragazzino, oltre che picchiato, sia stato derubato di qualcosa. A rigore, quindi, è difficile parlare di bullismo conclamato, ma le premesse ci sono tutte: senza interventi delle famiglie e della scuola i tre piccoli potrebbero essere tentati di ripetere i loro comportamenti aggressivi e allora sì che diventerebbero “bulli” nel vero senso della parola.
Diego Degan
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