Under 30 in fuga all’estero ma l’80% poi ritorna a casa

Dalla Riviera in tre anni sono partiti in 470, gettonate Australia e Gran Bretagna Livieri: «I laureati sognano posizioni di prestigio ma devono accontentarsi di lavoretti»
Di Alessandro Abbadir

DOLO. Partono con un sogno, quello di trovare un lavoro e rifarsi una vita lontano dall’Italia che lascia così poco spazio ai giovani. Ma nell’80 per cento dei casi tornano a casa perché il sogno si scontra con la realtà e con le difficoltà che mettono alla prova. A illustrare il fenomeno della fuga dei giovani dai 10 Comuni del comprensorio della Riviera verso l’estero è il vicepresidente della conferenza dei sindaci dell’Asl 13, Fabio Livieri, sindaco di Campagna Lupia.

«Nei Comuni della Riviera», spiega, «secondo i dati degli uffici anagrafe e servizi sociali, 470 giovani di età compresa fra i 19 e i 30 anni sono emigrati all’estero nel corso degli ultimi tre anni. L’80% di questi giovani però è rientrato in Italia nel giro di due anni». Quanto alle destinazioni, spiega Livieri, «I più scelgono la Gran Bretagna, l’Australia, la Germania e i Paesi del Nord Europa. Pochi, rispetto ad un tempo, scelgono gli Stati Uniti come destinazione dove rifarsi una vita». Non si tratta, nella maggioranza dei casi, di “fuga di cervelli”, con persone iper qualificate che non riescono a trovare una collocazione lavorativa adeguata in Italia e puntano così all’estero, dove le possibilità sono maggiori. «Ora a emigrare», chiarisce Livieri, «sono ragazzi mediamente qualificati. Spesso i maschi scelgono Gran Bretagna e Australia, mentre le femmine Francia e Germania. Dopo due anni dalla partenza, una percentuale che varia fra il 70 e l’80% torna a casa». I Comuni con la percentuale di giovani emigranti più alta sono Mira, Dolo, Camponogara e Fiesso.

«Sono pochi i casi di ultraquarantenni che lasciano l’Italia in cerca di fortuna», continua Livieri, «A quell’età generalmente sono state già compiute scelte di vita importanti: figli, mutuo, legami affettivi. La voglia di lasciare tutto viene sostituita dall’impegno a trovare un posto sul territorio». E su che tipi di lavoro i giovani emigranti cerchino oltreconfine, il sindaco è chiaro: «Spesso i ragazzi, con diplomi e lauree in tasca, credono e sperano di trovare posti apicali. Non si rendono conto che lì sono come gli immigrati qui da noi: l’ultima ruota del carro. In Australia, ingegneri e laureati in Matematica o Lettere tosano pecore. Laureati in Legge fanno i camerieri o i baby sitter a Londra. Forse questi lavori non si trovano anche in Veneto? I ragazzi indebitano le famiglie pur di restare fuori qualche tempo in più, poi in molti casi devono mollare la spugna e rientrare».

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