“Una vita da social” con la Polizia di Stato
Le insegne e i colori della Polizia di Stato ieri mattina tra piazza Indipendenza e il corso pedonale. San Donà è infatti una delle 20 città italiane scelte come tappa del truck della polizia per l’iniziativa “Una vita da social”. E uno dei simboli di San Donà, la sua squadra di rugby, ha fatto da testimonial all’iniziativa.
Il dirigente regionale della polizia postale Daniele De Martino, con il dirigente tecnico Luigi Letterìo Costa, hanno parlato con gli studenti e sensibilizzato i giovani ai problemi del cyberbullismo e le insidie della rete che sono stati affrontati nei giorni scorsi anche nell’ambito di altre iniziative nelle scuole, come all’Itis Volterra a cura della presidente Erminia Bosnia e poi con “Facciamo Rete” e l’associazione Ermes. Ogni giorno arrivano in media 20 segnalazioni di truffe, hacker, ma anche cyberbullismo, adescamento, pedofilia e pedo pornografia in rete, estorsione.
In Veneto sono diffuse truffe informatiche in ambito aziendale per carpire informazioni, inserirsi nei pagamenti tra privati, in particolare nei rapporti con aziende estere. E ancora è molto diffusa anche l’estorsione in rete dopo aver ripreso con la webcam persone intente a compiere atti sessuali.
Una vita da social è un progetto formativo della Polizia di Stato, giunto alla quarta edizione, per far comprendere i rischi che si possono nascondere nel web e in particolare nei social network. I poliziotti hanno incontrano studenti, principalmente dalla 2^ media alla 2^ superiore, oltre a insegnanti e genitori in un’aula mobile allestita all’interno di un grande motorhome. «Una vita da Social ha un solo grande obiettivo», hanno spiegato i promotori, «fare in modo che i gravissimi episodi di cronaca culminati con il suicidio di alcuni adolescenti e il dilagante fenomeno del cyberbullismo e di tutte le varie forme di prevaricazione connesse ad un uso distorto delle tecnologie, non avvengano più».
C’è stata dunque la visita al grande motorhome del Rugby San Donà, con il presidente Alberto Marusso, testimonial dell’iniziativa, e del sindaco Andrea Cereser. «Di fronte al bullismo o al cyberbullismo non girate mai la testa dall’altra parte», ha detto il sindaco agli studenti, «di fronte a una mancanza di rispetto, anche non rivolta verso di noi, non si può fare finta di niente. Perché si tratta di una persona che può avere bisogno del nostro aiuto. Parlate di questo tema a casa, parlatene con i vostri compagni che non sono potuti venire. In fondo lo scopo di questi incontri è uno solo: poter vivere più felici».
Giovanni Cagnassi
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