Una vita da cosplayer sognando il Sol Levante / FOTO
MESTRE. Frequentano le scuole superiori o l'università, qualcuno già lavora, non ascoltano musica particolare e non danno molto peso alle idee politiche. Una grande passione però li accomuna: cartoni animati, videogiochi e fumetti giapponesi di cui si riforniscono quasi quotidianamente presso la fumetteria di fiducia dove trascorrono interi pomeriggi.
Non solo cartoon: sono attratti anche da molti altri aspetti del paese del sol levante, come la moda, il cibo e la filosofia. Si chiamano cosplayers e hanno dai 15 ai 30 anni di età, i ragazzi che si immedesimano nel personaggio fantasy preferito durante i "cosplay", vere e proprie gare con tanto di giuria e premio finale, in cui i partecipanti si sfidano a suon di battute (meglio se in lingua originale) look e atteggiamenti cercando di somigliare il più possibile ai loro eroi.
Alcune settimane fa due di questi, scambiati per militari veri, sono stati bloccati dalla polizia a Mestre, nei pressi della stazione, dove passeggiavano imbracciando due fucili da softair, uno sport di simulazione militare. I giovani, che si trovavano in compagnia di due ragazze totalmente vestite e truccate di nero, avevano suscitato un certo timore tra i passanti che li hanno denunciati.
In realtà le intenzioni del gruppetto erano tutt'altro che bellicose: dovevano interpretare i protagonisti di un videogame di guerra a un raduno cosplay al parco della Bissuola.
"Anche se non li conosco - dice Mattia Bison, cosplayer dal 2008 e studente dello Stefanini - mi dispiace che abbiano denunciato quei ragazzi. Certo, potevano stare più attenti, potevano tenere quelle armi nello zaino".
Negli incontri, che durano in media dalle 3 alle 6 ore, i partecipanti arrivano già vestiti oppure si cambiano sul posto. "Ci iscriviamo consegnando una foto alla giuria - continua Mattia - In genere composta da otaku (i più fanatici di cultura giapponese, veri maestri del settore), una descrizione del nostro personaggio e un mp3 con la base. A questo punto ci viene consegnato un numero, ci sediamo tra il pubblico e attendiamo il nostro turno guardando le altre performance".
Lo scenario prescelto è molto importante: di solito si preferiscono locali, fiere o altri luoghi chiusi, ma qualche volta vengono individuati luoghi pubblici che costituiscano la scenografia ideale. Per questo motivo per l'ultimo cosplay è stato scelto il parco Bissuola, mentre l'anno scorso ne sono stati fatti due al Palaplip, uno in villa Franchin e due in piazza Ferretto.
Poi ci sono le fiere: "In media ogni due mesi c'è un cosplay nel raggio di 50 chilometri - racconta Marco di Supergulp, la fumetteria di via Rosa che oltre a tonnellate di manga, anime e videogiochi, vende gli irresistibili costumi per cosplayers e spesso promuove gli appuntamenti - ma se si mette in conto di spostarsi un po' di più se ne trovano anche due o tre al mese. Un costume completo costa tra i 150 e i 200 euro ma i cosplayers più famosi, quelli che vincono le gare, riescono a pagarsi le spese con i soldi che guadagnano".
Come Giorgia "Cosplay", un vera star del web che gira le fiere di tutto il mondo. Altro astro nascente del cosplay è "Sweetangel" (non vuole che venga pubblicato il suo vero nome, ndr), 21 anni, trevigiana, studentessa di biotecnologie che tra un esame e l'altro si diverte a preparare da sé i suoi elaboratissimi costumi.
Ma il cosplay non è solo immagine. "C'è tutto uno studio - continua Mattia - sul carattere del personaggio che è determinante per il punteggio finale". La preparazione è così meticolosa e la resa è così elevata, che viene da chiedersi se il cosplay non costituisca in fondo una moderna forma di teatro.
"Sicuramente il fattore interpretativo è molto forte - spiega Nicola "L" Abatematteo, 21 anni studente di Lingue a Ca' Foscari, che dopo tre anni di cosplay sta pensando di frequentare un corso di recitazione - ma il teatro viene dopo. All'inizio ciò che conta di più è la forte coesione che si crea tra noi. Poi impari a stare sul palco e capisci che hai la possibilità di comunicare, d'intrattenere le persone".
Sull'episodio dei due coetanei denunciati ha un'opinione ben definita: "Quando li ho visti brandire in aria quelle armi ho pensato che esageravano e ho chiesto loro di smettere. Quello non è cosplay: mi spiace per loro, ma un po' se la son cercata".
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