Una vendemmia magra viticoltori in difficoltà
Le pessime condizioni climatiche hanno inciso sulla produzione: calo del 20% Gelata, grandini e siccità hanno messo in ginocchio i produttori del Consorzio
PRAMAGGIORE. Quella di quest’anno potrebbe essere una delle vendemmie venete più modeste degli ultimi 10 anni. La gelata di fine aprile, le forti grandini di giugno e, ancora, il periodo di siccità che ha raggiunto il picco massimo lo scorso agosto.
Tutti fenomeni che hanno giocato un ruolo pesante, senza mai dare una vera tregua ai viticoltori veneti, e che hanno inciso sulla produzione di questa stagione. Così, nella migliore delle ipotesi, si parla addirittura di un calo del 15-20% sulla produzione veneta e, in particolare, veneziana. È questo l’allarme lanciato da Confagricoltura e dal Consorzio vini Venezia, nato dalla unione degli storici Doc Lison-Pramaggiore e Doc Piave.
«Un mio collaboratore di 85 anni mi ha confinato di non aver mai visto una cosa simile in tutta la sua vita», racconta il viticoltore Roberto Ciani Bassetti. Dato che va ovviamente circoscritto all’area dove opera la sua azienda, quella di Caorle, normalmente protetta dal mare. Perché i tre fenomeni, che tanto hanno dato da penare ai viticoltori del Veneziano, hanno colpito in maniera inesorabile, sì, ma con un’incidenza a macchia di leopardo.
Così la grandine che, danneggiando la struttura della pianta, provoca danni che possono sopravvivere pure per tre anni, magari può aver messo in ginocchio un’azienda, ma aver graziato quelle limitrofe, a pochi chilometri di distanza.
Per avere una fotografia completa sarà necessario aspettare dicembre, per il rilascio dei dati ufficiali della produzione vinicola veneta. Solo allora sarà possibile fare un bilancio completo.
Quello che è certo è che, se la produzione, da un punto di vista quantitativo lascia a desiderare, sarà al contrario ottima sotto il profilo squisitamente qualitativo. Essendoci meno grappoli, l’energia della pianta si è dispersa di meno, e questo porterà ad una più alta gradazione associata anche ad un incremento della struttura del prodotto finale stesso.
Questo assieme alla minore produzione ha portato ad un incremento dei prezzi del vino rosso sfuso, ma ovviamente non basta a colmare il danno.
«“Anche le assicurazioni faranno la loro parte, ma questo non può certo rimpiazzare i benefici di una vendemmia fruttuosa», conclude Roberto Ciani Bassetti che per la sua azienda prevede danni che potrebbero oscillare tra il 35% e il 70% della produzione. Dati non certo positivi che fanno riflettere.
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