Una tonnellata di esplosivo non abbatte la torre Vinyls
La prima delle due torce doveva crollare ieri pomeriggio, ma non sono bastate cinque cariche L’operazione slitta di un’ora, poi il botto che ha solo scalfito la struttura. Vertice dei tecnici
La torre ha resistito. Una tonnellata di esplosivo l’ha appena scalfita e non è collassata. Non è crollata a terra con tutto il suo peso. Si è inclinata di qualche centimetro. Ma è rimasta in piedi, simbolo di una chimica che non vuole lasciare l’area dove un tempo si produceva cvm. Operazione rinviata, come sarà posticipato a questo punto, l’abbattimento della seconda torre dell’ex Vinyls Italia.
Inizio ed è già rinvio.
L’abbattimento di una delle due torri, la CV22, dell’ex impianto Cvm è previsto per le 18.30. Cinque cariche sincronizzate sono state piazzate alla base della torre che sostiene una torcia alta 140 metri. È la più piccola delle due che devono essere rase al suolo dalla ditta Rigato di Marghera che ha vinto l’appalto di demolizione dell’impianto della ex Vinyls Italia, società fallita e di cui ora è curatore fallimentare l’avvocato Mauro Pizzigati. L’artificiere piemontese a cui la ditta di Marghera si è affidata per tirare giù il traliccio in ferro ha piazzato cinque cariche di esplosivo alla base della torre: quattro sulle due gambe principali e una sulla parte centrale. Quando mancano venti minuti all’evento viene comunicato che l’intervento slitta di mezz’ora e poi di un’altra mezz’ora. Spostamento legato alla presenza di vento che soffia più forte del limite massimo previsto per operare in sicurezza.
Il rinvio un presagio.
Il rinvio è un presagio di un’operazione che fallisce. Quando manca un quarto d’ora all’esplosione viene suonata una sirena ed inizia il conto alla rovescia. A meno cinque minuti la seconda sirena. Da questo momento nessun altro segnale, ma solo il botto. Gli aerei in arrivo a Tessera continuano il loro passaggi. Poi ecco il botto. Secco e assordante con lo spostamento d’aria che fa vibrare i telefonini dei presenti, una ventina tra operai e tecnici, impegnati a riprendere e a fotografare l’attimo. Una nuvola di fumo scuro si alza in cielo, mentre una potente ruspa contemporaneamente inizia a tirare la corda d’acciaio collegata alla torre. Uno, due, tre, quattro strappi che fanno vibrare il traliccio ma che lo spostano di pochi centimetri. La torre resta in piedi. Non si piega, non collassa. E nonostante sia stata usata una tonnellata di esplosivo e una tecnica speciale nel posizionare le cariche. Resiste accanto alla sorella maggiore.
Delusione tra i tecnici e briefing per decidere il seguito dell’operazione.
Delusione tra i tecnici che avevano messo a punto l’operazione. Ingegneri e artificiere hanno compiuto un primo controllo alla base della torre accertando che praticamente l’esplosivo aveva solo scalfito i punti che secondo i loro calcoli dovevano cedere. L’unica parte che ha risposto come loro immaginavano è quella centrale. Subito dopo la fine delle operazioni che non hanno portato al crollo i tecnici hanno fatto un briefing per capire cosa non ha funzionato e cosa si deve fare per ottenere l’abbattimento. Il fallimento di questa prima operazione, inevitabile, avrà ripercussioni anche sulla demolizione della seconda torcia che è più alta di una ventina di metri.
Oggi i tecnici riprovano e sempre alla stessa ora, anche perché le cariche esplosive non sono stoccate a Marghera, ma devono arrivare in giornata. Questo, salvo un’organizzazione diversa, comporterà lo spostamento dell’abbattimento della seconda torcia.
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