Una speciale “colla” la nuova frontiera per le vene varicose

Tecniche sempre meno invasive per la cura di questa patologia Si impiegano anche il laser e la radiofrequenza, trattamenti molto meno invasivi

MIRANO. Nel corso del 2019 sono state 1. 500 le visite ambulatoriali e 150 gli interventi completati dalla Chirurgia vascolare dell’ospedale di Mirano. Le vene varicose si curano con tecniche sempre meno invasive e, a Mirano, a breve saranno impiegate in questo contesto pure quelle legate a una speciale colla destinata ai vasi sanguigni del corpo umano.

Un servizio diretto dal dottor Max Dei Negri, specializzato già nel trattamento di queste patologie attraverso radiofrequenza o laser. La nuova frontiera di queste cure sarà senza anestesia, sfruttando della colla di cianacrilato per bloccare le pareti della vena, e permettendo di evitare che questa si dilati, provocando i danni consueti con notevole costo sociale ed economico della malattia venosa cronica.

«Rispetto al trattamento più invasivo, che ormai adottiamo solo nei casi in cui non è possibile agire diversamente» osserva Dei Negri «oggi ne preferiamo uno mini invasivo endovascolare, che aiuta il paziente a riprendersi entro due soli giorni, con ottimi risultati a lungo termine».

L’intervento tradizionale, fatto in Italia ancora nell’ 82 per cento dei casi, prevede che la vena safena venga estratta facendo due incisioni, una a livello dell’inguine di circa due centimetri e l’altra vicino alla caviglia, di circa un centimetro. Nella vena si inserisce a questo punto una sonda e viene sfilata. Riguardo le altre due tecniche mini invasive, quella che impiega la radiofrequenza e quella che utilizza il laser, entrambe prevedono l’uso di una sorta di trattamento in termoablazione, dove l’anestesia è locale. In pratica non si eseguono più incisioni. Sotto guida ecografica si punge la vena in cui si inserisce un catetere che la chiude dall’interno, invece di sfilarla, e il metodo ablativo brucia il tessuto. —

S. B.



Riproduzione riservata © La Nuova Venezia