Una sola Europa digitale
VENEZIA. Il digitale ha rivoluzionato e sta ancora rivoluzionando l’intera nostra vita, non è più possibile trattarlo solo come una questione tecnologica e per questo l’impegno che si è assunta la presidenza italiana della UE di condurre finalmente l’Unione europea a parlare su questi temi con una sola voce può sembrare ambiziosissimo. Aver portato a Digital Venice molti protagonisti dell’economia e della politica digitale del continente è stato nelle intenzioni del governo un primo passo in questa direzione.
I workshop con la presenza dei massimi rappresentanti politici e delle industrie del settore, ma anche la lunga serie di eventi collaterali che continueranno per tutta la settimana, hanno mostrato quanta carne sia messa al fuoco del non sempre lineare processo di decisione politica europea. Il sottosegretario allo Sviluppo economico, Antonello Giacomelli, ha per questo insistito sulla dimensione politica dell’impresa.
L’obiettivo, ha detto nel corso di uno dei workshop, è di “riuscire in questi sei mesi a fare dell’Europa un soggetto politico, con una politica condivisa, una voce sul digitale, perché possa giocare il suo ruolo nello scenario internazionale”. In particolare la presidenza italiana spera di far avanzare la discussione in modo che l’Europa possa affrontare con gli Stati Uniti “il problema della governance di internet”, in un dialogo descritto come “multi-stakeholders”, che coinvolga cioè tutti i diversi portatori di interessi, ma con il chiaro criterio politico che non si può pensare a questi problemi solo in termini “commerciali”, ma anche dei diritti e dei valori.
In questa direzione vanno gli impegni che il presidente del Consiglio ha dichiarato in mattinata: mettere il digitale al centro del Consiglio europeo di ottobre e proporre la creazione di una “autorità” europea in questo campo.
Un programma molto vasto, ma non per questo meno urgente. La commissaria europea per l’Agenda digitale Nellie Kroes ha ricordato che occorre arrivare finalmente al “mercato unico digitale”, perché per uno strano paradosso proprio i settori che sembrerebbero più naturalmente predisposti a una dimensione continentale sono spesso invece ancora bloccati all’interno delle vecchie frontiere nazionali. Tra tutti, il più paradossale, è il settore delle telecom, con le tariffe di roaming che cambiano al cambiare del Paese. Ovviamente le tariffe di roaming sono una fonte di ricavi importanti per le società telefoniche, ma bisognerà “ superarlo facendo in modo che gli operatori possano continuare a investire nelle infrastrutture necessarie”, ha detto Giacomelli.
Ma le questioni sono moltissime: possibili nuove regole per l’allocazione dello spettro radiofonico; la cosiddetta “net neutrality” (cioè il principio che non ci devono essere “canali preferiti” per la trasmissione dei dati sulla rete); ma anche altri processi di armonizzazione della norme europee, per esempio nella protezione del diritto d’autore, nella protezione della riservatezza dei dati personali, ma anche nella tassazione dei profitti dei grandi attori digitali internazionali.
Non sarà certo nei prossimi sei mesi che tutti questi problemi potranno essere risolti, ma sarà comunque importante se la presidenza italiana sarà alla fine riuscita a porre il digitale veramente al centro delle politiche europee. Condizione perché ciò accada, tuttavia, è che si cominci a fare qualcosa in Italia, dove certo il mercato digitale e, direi, la cultura digitale, non sono stati finora al centro dell’attenzione politica.
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