Una rete di piste ciclabili dalle strade ai campi
SANTA MARIA DI SALA. Chi ha detto che le piste ciclabili debbano per forza affiancare strade? E se costeggiassero vie d’acqua o campi di mais e soia, lontano dalle auto? Santa Maria di Sala immagina percorsi ciclabili interpoderali e vara un piano per la mobilità sostenibile che sarà anche in chiave turistica.
Lunedì il progetto è stato presentato, non a caso, alle società sportive del territorio che si occupano di ciclismo, non tanto quello su strada, quanto su sterrato, riunendo gli appassionati di mountain bike, ciclocross e cicloturismo. L’idea è più ovvia che originale, ma per la prima volta ora parte uno studio di fattibilità. Obiettivo: trasformare i problemi viari del Graticolato romano in opportunità. Quel fitto reticolo di strade che si intersecano perpendicolarmente tra loro, può diventare una rete ciclabile soprattutto se si cominciassero a considerare quei tratti di centuriazione poco frequentati o addirittura scomparsi tra i campi, diventati stradine private o solo per mezzi agricoli.
Gira e rigira, si arriverebbe in tutti i punti del territorio, anche se i percorsi sono diversi e lontani da quelli trafficati. Ad occuparsene sarà lo stesso studio di esperti che ha progettato, per esempio, una delle ciclabili più belle e rinomate, la San Candido-Lienz.
A spiegare il progetto lunedì sera è stato il consigliere Massimiliano Martignon: «A Santa Maria di Sala le ciclabili comunemente intese non ci stanno», afferma l’architetto, «e a ben guardare, dove sono state fatte, sono brevi e discontinue. Quello che manca è una rete di tratti interconnessi tra loro che permettano di collegare soprattutto i punti di maggior interesse: centri, scuole, servizi».
Sorgerà così una dorsale sud-nord, collegando via Volpino con Tre Ponti: correrà tra i terreni agricoli della campagna tra Caltana, Caselle e la zona industriale, fino al capoluogo. Da qui proseguirà verso nord interconnessa con le altre località. Dalla dorsale principale partiranno a pettine tratti di ciclabile orientati est-ovest.
I percorsi (in molti casi da sistemare) saranno strade di campagna, argini di fiumi e canali e vie, anche asfaltate, ma oggi poco utilizzate.
«È un progetto di facile realizzazione», spiega Martignon, «perché argini e “capezzagne” sono già esistenti e non servono nemmeno espropri, basterà la servitù di passaggio. Costerà poche centinaia di euro al metro lineare, per rifare il fondo e qualche elemento di arredo, quando per avere un metro di pista lungo le vie Caltana o Desman servono mille, milleduecento euro. Soprattutto offriranno la possibilità ai territori attraversati di promuoversi, magari anche in chiave agrituristica, visto che vi sorgono aziende agricole che offrono prodotti o servizi».
Presenti alla serata anche l’assessore allo Sport Luigino Miele e il presidente del consiglio Ugo Zamengo. Per quest’ultimo: «Il progetto, una volta attuato, permetterebbe di richiamare cicloturisti provenienti da fuori, grazie a una combinata formidabile tra natura, sport, gastronomia, cultura e ville».
Un’occasione di rilancio per quel turismo nel Miranese, terra dei Tiepolo ma non solo, alla ricerca di una propria identità, che può essere proprio il turismo alternativo nel territorio. Cercando oasi di pace tra natura e cultura.
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