Una piastrina militare e l’anno di nascita: 1918. Dal Donbass a Venezia, si cercano gli eredi

Nel novembre scorso la targhetta è stata ritrovata nella regione dell’Ucraina, ora l’associazione “Amir” vuole poterla consegnare ai discendenti di Guerrino Bettini, il soldato ancora sconosciuto

Giulia Tasca
La piastrina militare ritrovata nel Donbass e che ora l’associazione vuole restituire agli eredi
La piastrina militare ritrovata nel Donbass e che ora l’associazione vuole restituire agli eredi

VENEZIA. Guerrino Bettini era figlio di Abramo Bettini ed Emma Baldan. Nacque a Venezia nel 1918. Un soldato e le sue origini racchiusi in un rettangolo di metallo di 35 millimetri per 45.

Quattro lati e quattro dati che forniscono informazioni chiare sulla partenza, ma dove non c’è alcuna traccia del ritorno. Le piastrine di Guerrino sono state trovate da Aleksander e Ivan Perminov a Certkovo (vicino alla regione del Donbass) nel novembre del 2021 e affidate nei mesi scorsi ad “Amir, ritorno dall'oblio” che dal 2016 si occupa di restituire alle famiglie di reduci e caduti i cimeli rinvenuti sui campi di battaglia della Seconda guerra mondiale.

In sei anni Enia Accettura, coordinatrice di Amir, è riuscita a creare una rete di oltre 2600 ricercatori volontari che valica i confini nazionali per ripristinare nel presente la dignità dei “passati”. Sono stati moltissimi i familiari di soldati che si sono visti riconsegnare a casa un oggetto appartenente a un loro caro. Tra questi anche il figlio di Ottorino Morello che un tempo aveva portato al collo un’altra mostrina, poi sepolta per anni sotto una spessa coltre di terra e silenzio: «Dopo numerosi buchi nell’acqua, grazie a un articolo sul giornale siamo riusciti a metterci in contatto con Luigino che ci ha confermato che suo padre aveva partecipato alla Campagna di Russia per poi far ritorno a casa», racconta Enia Accettura. «Ma i cimeli che non ritrovano “la via di casa” sono moltissimi. Per questa ragione negli ultimi mesi stiamo lavorando con Cristiano Maggi, uno dei pilastri di questo gruppo, per aprire un museo a Piacenza dove raccogliere tutti gli oggetti appartenuti a soldati non ancora identificati, sia per metterli gratuitamente a disposizione di studenti e appassionati, sia per onorare la memoria di chi ha lasciato un segno nella storia del nostro Paese».

Il lavoro di ricerca inizia dagli elenchi degli uffici anagrafe dei Comuni e prosegue nell’Archivio di Stato dove sono conservati i fogli matricolari: «Considerate le ottime condizioni delle due piastrine del Bettini è probabile che si tratti di un reduce e non di un caduto», spiega la coordinatrice. «Molto spesso, infatti, i soldati si liberavano di tutti gli effetti personali che avrebbero permesso il loro riconoscimento nel momento in cui venivano catturati dai nemici. Anche in questo caso come in quello padovano, nelle banche dati non risulta nessun Guerrino Bettini, ma visto il recente colpo di fortuna, confidiamo che ce ne possa essere presto un altro».

«Da quando abbiamo iniziato a portare avanti questa missione siamo riusciti a riconsegnare mostrine, fotografie, effetti personali e cartoline in tutte le regioni d’Italia, ma non solo», racconta il volontario Roberto Venturini. «Il passato non può e non deve essere dimenticato e gli indizi che ci ha lasciato, una volta trovati, rappresentano solo la cima di una lunga corda che lega il presente a ciò che è stato».

Argomenti:storie

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