Una mega nave per la “Via della Seta”

La compagnia Cma-Cgm vuole portare più container al terminal Vecon ma bisognerà scavare il bacino di evoluzione
La nave porta container proveniente dalla Cina, Apl Minnesota, è salpata ieri dal Molo A del porto commerciale di Venezia. La compagnia di navigazione francese Cma-Cgm, proprietaria della nave ha scelto da tempo il porto di Venezia come capolinea occidentale della “Nuova Via della Seta”, il servizio diretto con il Far East operato dalla Ocean Alliance che parte dai porti cinesi per toccare Koper, Rieka, Trieste e Venezia.


La compagnia francese sta aspettando dall’Autorità Portuale di Venezia la conferma di poter far arrivare, dalla primavera prossima, una nave più grande nel terminal di Vecon spa, società controllata da Psa-Singapore, uno dei maggiori operatori portuali del mondo. Cma-Cgm usa già il porto di Venezia come scalo settimanale (inverno escluso) per le sue navi oceaniche porta container da 4 o 5 mila teu, l’unità di misura del settore che identifica un teu con un container da 40 metri cubi, lungo 6 metri, largo 2,4 e alto 2,6. Per poter accedere alla laguna attraverso il canale dei petroli e raggiungere il Molo A, la nave del gruppo Cma-Cgm da 6.000 teu – lunga più di 300 metri e larga almeno 50 – deve avere uno spazio di manovra maggiore nel bacino di evoluzione e ciò sarebbe possibile solo con un escavo dei fondali di una cinquantina di metri in larghezza. Il via libera all’escavo, che non dovrebbe avere tempi lunghi, è dunque la premessa ad un incremento considerevole del traffico di container nel terminal di Vecon che già ha perso di recente 70 mila container della Maersk , passata al terminal adiacente e concorrente nel Molo A di Tiv spa, che a sua volta è controllata da una grande compagnia armatoriale per trasporti commerciali e crociere, come la Msc di Gianluigi Aponte.


A questo punto per il terminal veneziano di Vecon la possibilità di accedere al porto di Venezia con la nave più grande da 6 mila teu diventa vitale dopo la perdita dei container di Maersk e nel caso non fosse possibile potrebbe pensare seriamente di abbandonare del tutto Venezia, cancellando anche la linea delle navi minori attiva tutt’oggi ogni settimana. Il che comporterebbe un conseguente ridimensionamento delle sue attività, con tagli di posti di lavoro, o addirittura l’abbandono di Venezia alla ormai prossima scadenza della concessione portuale. Del resto, alla faccia dell’abbandonato progetto di un porto off-shore da 3 milioni di teu al largo degli Alberoni, nel 2017 il volume complessivo di container movimentati a Venezia nei due terminal esistenti sono pressoché uguali a quelli dell’anno scorso, pari a 600 mila teu, con un saldo praticamente uguale a zero rispetto all’anno precedente.


In altri porti dell’Alto Adriatico, come il porto sloveno di Capodistria (Koper) che nel 2017 ha superato i 900 mila teu di container. Il vicino porto di Trieste movimenta un po’ meno container di Venezia (500 mila) ma, in compenso, grazie all’attività “intermodale” resa possibile dai raccordi stradali e ferroviari, movimenta il doppio delle merci di Venezia.


All’orizzonte c’è anche il progetto di una nuova piattaforma intermodale a Rieka (Fiume) poco distante dalla capitale corata Zagabria. Sul futuro del traffico container a Venezia il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale, nel piano triennale del neo-presidente Pino Musolino è previsto: «il mantenimento della massima efficienza in termini di accessibilità nautica è la condizione essenziale per mantenere servizi intercontinentali al netto però dei limiti sostanziali della infrastruttura portuale veneziana rispetto agli sviluppi del dimensionamento delle navi dovuto al fenomeno del “gigantismo navale”».


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