«Una lezione di civiltà dalla Comunità islamica»

Pax Christi risponde all’invito dei musulmani a non praticare riti religiosi nella chiesa della Misercordia. Don Pistolato: «Il dialogo c’è sempre stato»
Di Marta Artico
Interpress/GF.Tagliapietra.15.05.2015.-Preghiera alla Chiesa Moschea della Misericordia.
Interpress/GF.Tagliapietra.15.05.2015.-Preghiera alla Chiesa Moschea della Misericordia.

«Vogliamo ringraziare la comunità islamica per l’alta lezione di civiltà che ci ha dato». Pax Christi, punto pace di Venezia-Mestre risponde alla nota diffusa venerdì dalla Comunità Islamica di Venezia e provincia, che ha invitato i fedeli, in nome del dialogo e per evitare fraintendimenti, a non praticare riti religiosi all’interno del padiglione islandese, la chiesa trasformata in moschea dall’installazione di Christoph Buchel.

«Ci sono gesti che sottolineano i confini invalicabili, altri che aprono agli incontri fecondi, gesti che marcano le distanze e quelli che conciliano identità differenti», scrive Pax Christi. E ancora: «Ci sono i gesti del rispetto e dell'amore disinteressato per la propria città sentita come la città di tutti: sono quelli del primo passo, dell'attenzione sollecita al bene e a volte al turbamento, pur ingiustificato, del prossimo, i gesti gratuiti e nobili della pacatezza fraterna». Sono questi ultimi che il Punto pace riconosce ai fedeli musulmani: «Li abbiamo respirati leggendo le parole che la Comunità islamica dedicato alla propria città chiudendo, con un'alta lezione di civiltà, giorni di pesanti prese di posizione sull'opera artistica del padiglione islandese. Per questo vogliamo ringraziarla, la sentiamo sorella e rinnoviamo l'impegno comune del dialogo interreligioso e interculturale».

Il vicario episcopale Don Dino Pistolato, spiega di aver parlato con i portavoce della Comunità e che per lui, il caso è chiuso. «Il dialogo c’è, c’è sempre stato e continuerà». L’eco che si è creato, forzature e amplificazioni sensazionalistiche così come l’aver portato la discussione sul piano della guerra di religione che nulla c’entra – fa capire – fanno solo male alla stessa comunità. «Nessuno si è mai arrabbiato, la stessa Comunità islamica chiede di andare oltre per non alimentare sofferenza. Ribadiamo quel che abbiamo detto sin dall’inizio, che la forzatura dal punto di vista giuridico e artistico c’è stata e rimane. L’artista aveva un obiettivo e l’ha raggiunto».

«La Comunità Islamica», riflette il sociologo Gianfranco Bettin, «mi sembra molto ragionevole, migliore dei contestatori, capace di interloquire con la città e di fare dei passi indietro, quindi in sintonia con il Patriarcato nel ragionamento di fondo, ossia il diritto al culto e il diritto ad avere la moschea vera e propria in uno spirito di dialogo, senza forzature». Precisa: «Ci sono figure della Chiesa che hanno da anni un rapporto con la Comunità, la Curia ha sempre coltivato il dialogo interreligioso e spero continui così. Voci stonate ce ne sono state da una parte e dell’altra, ma alla fine il dialogo ha prevalso. La Comunità islamica sta dando un contributo a riportare il confronto su livelli ragionevoli, per uscire dalla mera dimensione di provocazione e riannodare i fili di una richiesta che viene da lontano».

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