UNA FOTO, UNA STORIA / Il self service cucina anche la storia / FOTO

A palazzo Badoer, sede dell’Esu, la mensa ospita anche spazi espositivi e una libreria per gli studenti

di Silvia Zanardi

VENEZIA. Di lì sono passati in tanti, con lo zaino in spalla e le borse a tracolla piene di libri. Per lungo tempo gli studenti l'hanno chiamata “mensa”, ma il termine non si addice a quello che oggi – sotto la direzione della trentenne Irene Fortunato – sta diventando il self-service di Badoer, storica sede Esu che, da sempre, ospita il ristorante universitario al piano terra. Alle pareti ci sono quadri, fotografie di Venezia in bianco e nero e una bacheca piena di post-it colorati pronti ad accogliere sfoghi e pensieri, che entrano lì dentro superando l'insegna colorata “Food & Art”. È questo, infatti, il nuovo nome del self-service, che al suo interno ha anche una pizzeria e svolge pure servizio catering. A breve, fra le poltrone e i divani, arriveranno scaffali pieni di libri e riviste da sfogliare, poeti ispirati che reciteranno al pubblico i loro versi, box di giochi scatola e, con la buona volontà di Irene e il suo team, anche un maxi-schermo per il cineforum e un'amaca per rilassarsi in giardino. La storica mensa studentesca Badoer è rimasta chiusa per tre anni e mezzo e, dallo scorso maggio, si sta piano piano trasformando in un punto di riferimento per la vita universitaria. Pur vantando seicento metri quadrati di spazio, all'ombra dei muri dell'archivio di Stato e confinanti con il retro della chiesa di San Giovanni Evangelista, lo spazio – dotato di connessione wifi permanente - rimane sempre un po' nascosto, un po' lontano e sconosciuto. Ma lì, ogni giorno, Irene Fortunato e i suoi giovanissimi collaboratori – lo chef Marco Gorup, la sua aiutante Giada Dal Bò e la barista Anna Sambo – preparano ricchi menu convenzionati per universitari e lavoratori veneziani. “Sto contattando via mail agenzie turistiche e scuole internazionali per invitare le guide a portare qui i visitatori e gli insegnati le scolaresche – spiega Irene – Ma mi sto anche attivando per mettere questo spazio a disposizione per feste di compleanno, concerti e attività culturali”. “Ci stiamo aprendo all'allestimento di mostre d'arte e di fotografia, abbiamo in programma una serie di iniziative per la primavera – continua – Vorrei che la vecchia mensa Badoer iniziasse a essere vista come un centro polivalente dedicato ai giovani”. Irene ha preso in gestione lo spazio dopo otto anni di attività all'omonimo “Food & Art” della Giudecca, che tuttora è sotto la sua direzione. “Dopo aver maturato un po' di esperienza nel settore della ristorazione, ho deciso di lanciarmi in questa impresa e di farlo accanto a un gruppo di giovani, per portare davvero aria nuova in questo luogo”, aggiunge Irene. In molti si sono accorti di quest' “aria” passando di lì quasi per caso, magari di sera, e notando che spesso ci sono feste, concerti e, con la bella stagione, anche gli aperitivi all'aperto. Oltre al self-service – il cui menu cambia ogni giorno grazie alle idee del cuoco Marco Gorup, che punta alla cucina sana e alla doppia scelta per “carnivori” e vegetariani – il piano terra di palazzo Badoer offre ai suoi ospiti anche un rilassante giardino interno, dove una lapide ricorda lo storico passaggio di Papa Pio X a fine Ottocento e dove un antico pozzo, fra le mura di San Giovanni Evangelista e quello del vecchio convento, dona al tutto un “che” di pittoresco. Negli oltre tre anni di chiusura dello spazio, il giardino è rimasto inutilizzato, ma ora Irene e il suo team vogliono farlo rivivere: “L'estate scorsa abbiamo organizzato concerti all'aperto e aperitivi al tramonto. Adesso stiamo pensando di mettere anche un'amaca a disposizione degli studenti, e dei veneziani di passaggio, e di organizzare eventi con le associazioni studentesche”, dice Irene Fortunato.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:unastoria

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia