UNA FOTO UNA STORIA / I tre fratelli che costruiscono gondole
VENEZIA. Tre fratelli squerarioli. Caso forse unico al mondo quello dei buranelli Michele, Mario e Massimiliano Vidal. Cresciuti in cantiere a imparare l’arte di far barche dai maestri dell’isola. E adesso, improvvisamente, lanciati nel panorama dei costruttori di gondole. Un mondo che rischia di scomparire. Per costruire gondole e saperle sistemare gli artigiani veneziani si contano sulle dita di una mano. L’antica scuola, promessa da decenni, non è mai decollata, se si eccettua l’iniziativa dei singoli. Roberto Tramontin, agli Ognissanti, che cresce giovani promettenti e affida una parte del suo antico sapere a Matteo Tamassia. Gianfranco Vianello «Crea», re del remo che alla Giudecca ha allevato apprendisti come Said Rusciano che adesso fa gondole. Stefano Costantini, Roberto Dei Rossi e gli squerarioli della cooperativa Manin, pochi altri. Panorama desolante, perché la millenaria tradizione della gondola rischia così di morire o di essere soppiantata dalla plastica. Destino già compiuto per i motoscafi, i cofani e i «topi» da trasporto. Ma ecco i Vidal. Adolescenza e giovinezza passata nel cantiere di via Terranova, a nord dell’isola famosa per i merletti, la pesca e i cantieri. La scuola degli Amadi, la barca come una necessità e non un passatempo. Barche da pesca e da trasporto, pescherecci, barche da lavoro, barchette e motoscafi per il trasporto dei turisti e le gite in laguna.
«Abbiamo cominciato riparando barche in legno, da lavoro», racconta Michele Vidal, il più vecchio dei tre, «attività che andava abbastanza bene. Ma a un certo punto abbiamo scoperto di stare stretti nell’isola». Il vecchio cantiere di via Terranova non era più adeguato ai tempi, gli spazi per costruire nuove imbarcazioni insufficienti. «Allora, racconta Michele, «abbiamo deciso di tentare la fortuna e andarcene a Venezia. Ho conosciuto per caso Alberto Sonino, amministratore delegato di Vento di Venezia, gli ho chiesto se potevamo trovare un posto alla Certosa. Lui ci ha accolto bene, ci ha messo a disposizione uno spazio per lavorare nel suo cantiere».Così i tre Vidal hanno passato qualche settimana a impiantare il «cantier», lo schletro in legno delle gondole dove l’artigiano comincia a modellare la nuova barca. Maestro d’eccezione, Roberto Tramontin. Che ha curato il montaggio della struttura e insegnato qualche trucco del mestiere ai tre Vidal. Bravi con le barche da lavoro, un po’ inesperti con le gondole. «I suoi insegnamenti sono stati preziosi», dicono con ammirazione, «adesso ci proviamo». Arriva il primo lavoro di qualità: la costruzione di una gondola per il traghetto da parada commissionato dai gondolieri. E la gondola «buranella» comincia a prender forma. Ecco le ordinate e i trasti, la tipica forma asimettrica già ben visibile. Michele, Mario e Massimiliano lavorano in silenzio, ascoltando musica a basso volume. Sono tipi silenziosi, educati e molto timidi, vanno molto d’accordo tra loro. «Speriamo che questa avventura vada bene», butta lì Michele, con l’inconfondibile accento buranello, «per noi lasciare l’isola è stata dura». In realtà i tre Vidal a Burano continuano ad abitare e anche a fare qualche lavoretto di manutenzione. Ma il loro sogno adesso è quello di diventare veri «costruttori di gondole», squerarioli, per poter affinare l’arte antica imparata al loro arrivo da Roberto Tramontin, il più grande in attività nel suo storico squero di Ognissanti. Roberto, a sua volta, aveva imparato dal padre Nedis. «Non una gondola è uguale all’altra», diceva il vecchio Nedis, che di gondole «su misura», ritagliate sul peso e la misura del gondoliere, ne aveva costruite centinaia. Adesso, a imparare l’arte, con grande coraggio, ci provano i tre fratelli di Burano
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