UNA FOTO, UNA STORIA / Dall’astronomia ai remi e alle forcole

Piero Dri, laureato di 29 anni, ha aperto la bottega “Il Forcolaio matto”: «Tradizioni da rilanciare»

VENEZIA. Avere un nonno che fin da piccolo ti abitua a girare per Venezia in barca, aiuta. Aiuta anche sapere che se la laguna ti è entrata dentro nel profondo, finirai per fare un lavoro che abbia a che fare con l'acqua. Mettici anche una laurea nel cassetto, perché è meglio non avere rimpianti. Poi rifletti, pensi a quello che vorresti fare da grande e ti trovi a 29 anni con le idee limpide. Piero Dri ha fatto più o meno così: si è laureato in astronomia all'Università di Padova, triennale più specialistica, e dalle stelle è passato senza esitazione ai remi e alle forcole. Lo scorso aprile, in Calle del Cristo (vicino a Campo Santa Sofia), ha aperto la bottega del “Forcolaio matto”, quel laboratorio tutto legno, scalpelli e trucioli che si fa notare anche da chi è di fretta. Dentro c'è Piero con la falda del remer, che si è guadagnato apprendendo il mestiere da Paolo Brandolisio, e la sicurezza di aver fatto la scelta giusta. «Mi sono iscritto all'università, sono arrivato fino in fondo ma quando mi sono reso conto che mi aspettava un futuro da precario insoddisfatto ho deciso di cambiare rotta», racconta. «In realtà mi era già tutto molto chiaro – continua – Sono cresciuto con i remi in mano, ho sempre amato vivere Venezia spostandomi in barca. Adoro la dimensione umana della nostra città. Volevo lavorare per la laguna e ho deciso di farlo».

La sua lungimiranza gli è servita a guadagnare tempo: durante gli studi di astronomia, Piero ha imparato a realizzare remi e forcole e ora, accanto a Paolo Brandolisio, il suo maestro, Saverio Pastor e Franco Furlanetto, è il quarto remer e forcolaio attivo a Venezia. «Sono contento di questi primi mesi di attività – racconta – anche se ci vorranno almeno due o tre anni per ingranare. Mi sembra che in città ci sia un graduale ritorno agli antichi mestieri, ma l'importante è che non diventi una moda. Dobbiamo far vivere le nostre attività e crederci fino in fondo per far sì che si rinnovino nel tempo». Piero, nella sua bottega d'altri tempi, non ha né internet né smartphone, ma solo due mani che diventano ogni giorno più esperte. Per realizzare i remi dei vogatori utilizza il ramino, un legno indonesiano che essendo sempre più raro spinge a sperimentare nuove specie, come l'abete e il faggio. Per le forcole usa sempre il noce, che richiede da un anno e mezzo a due anni per arrivare a completa stagionatura.

Dai mattoni faccia a vista della bottega del “Forcolaio matto” pendono sagome di forcole a dimensione gondola e anche più piccole perché, come si sa, la forcola è diventata un apprezzato oggetto di arredamento per tanti intenditori. Nella bottega di Piero ce ne sono di tutte le misure e l'andirivieni di turisti e curiosi attratti da questo oggetto si sta consolidando. Ma esposti in vetrina ci sono anche “gioielli” in legno, taglieri e mestoli da cucina realizzati a mano: «Ho deciso di variare un po' la mia offerta – spiega Piero Dri – Ma il mio ambito di lavoro rimangono i remi e le forcole, voglio specializzarmi il più possibile». Piero sta diventando il punto di riferimento dei vogatori e dei gondolieri di Cannaregio. «Non ho ripensamenti riguardo ai miei studi e all'eventuale percorso accademico che avrei potuto intraprendere. Avere aperto questa bottega è un modo per superare la crisi, mettendo a frutto le proprie passioni e i propri talenti», dice il giovane forcolaio. «Molte volte facciamo delle scelte perché pensiamo a priori che siano giuste o perché qualcuno ce le ha consigliate ma la migliore cosa da fare, è seguire la propria spinta interiore – conclude – La mia mi ha portato qui dentro e mi fa restare nella mia città, che spero in qualche modo di aiutare a rimanere viva».

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