UNA FOTO, UNA STORIA / Cena sulla bara con "Jackye Tonight"

A Chioggia c'è un'eccentrica casa-club privato ma aperta a tutti: "Si mangia bene e chi vuole lascia qualcosa"

CHIOGGIA. Se si chiede ad un chioggiotto chi è Ferdinando Villan probabilmente risponderà che non ne ha la minima idea, ma se si chiede chi è “Jackie Tonight” risponderà subito che lo conoscono tutti e indicherà con una mano di raggiungere Ponte Caneva. Lì, appena giù del ponte, al civico 915 c’è la casa di Jackie, o come dice lui un club privato, aperto a tutti coloro che vogliano sedersi alla sua tavola e passare una serata in allegria, al confine tra la realtà e l’immaginazione.

Sì perché le storie di Jackie, centinaia, sono un misto di vita vissuta e fantasia e nessuno alzandosi dalla sua tavola saprà dire dove stia esattamente la verità. Una casa fatta di stanze e stanzette con ai muri oggetti di ogni tipo che si mescolano agli attestati che Jackie ha preso ai vari congressi di astrologia, magia, erboristeria. Se ti va bene ti siederai su una poltrona rococò, se ti va male ti toccherà una bara. Ambienti bui, ridondanti, in cui però risuonano le risate di Jackie e degli avventori. «Siamo tutti di passaggio, nulla è per sempre, conviene ridere e stare in buona compagnia. La mia casa è aperta al mondo, non mando via nessuno a meno che non si comporti male. Chi viene troverà sempre un buon bicchiere di vino e qualcosa da mangiare. Io non chiedo nulla. Se qualcuno vuole darmi qualcosa col cuore bene, altrimenti non importa. Io non ho niente e vivo meglio così».

A Chioggia tutti la conoscono e tutti le vogliono bene.
«Magari ogni tanto parlassero male, invece no. Mi conoscono tutti a Chioggia, ma mi conoscono in tutto il mondo. Ho girato da quando avevo 14 anni, sono stato un grande giocatore, uno dei più forti d’Europa. Conosco i casinò più grandi del mondo. Ho vinto tanto e ho perso tanto. Una volta, a Palermo, ho giocato a poker con un potente mafioso, ho vinto, ma mi hanno puntato una pistola alla tempia e ho detto che lasciavo tutto lì e me ne andavo, anche se dovevano ammettere che non sapevano perdere».

Accanto a lei c’è Susi, la sua compagna da una vita.
«E’ il mio grande amore. Girando per l’Europa ho conosciuto donne bellissime, ho vissuto in un castello con una famosa ballerina, ma quando ho conosciuto Susi mi sono innamorato e ho deciso di rimanere con lei. Quando poi ho scoperto, nell’84 che aspettava nostro figlio, ho declinato l’invito del mago Otelma di imbarcarmi per sei mesi nella nave da crociera “Love boat” per girare il mondo».

Cosa ne pensa della canzone-tormentone “Da Jackie tonight” che le hanno dedicato i FunKey Groove?
«Non è il primo video che girano su di me. Ne ho a Hollywood con Frank Sinatra, a Cannes in occasione del Festival del cinema, ne ho con Dario Argento che ho conosciuto quando girava “Profondo rosso”. A Venezia sono stato in compagnia di Little Toni al Premio Campiello. Ma tutte queste sono bagatelle, se raccontassi certe storie della mia vita rimarrebbe senza fiato, potrei scrivere un romando».

Prima di “aprire la sua casa al mondo”, cosa faceva?
«Ho giocato tanto e con i soldi ho aperto tanti locali che poi davo agli amici in gestione perché potessero lavorare. A 18 anni ho aperto 20 locali in Germania. Sono il re dei numeri del lotto, ho dato numeri ad un sacco di chioggiotti e ho fatto vincere tutti. Qualcuno mi ha ringraziato regalandomi un camion di legna, altri volevano darmi soldi ma ho detto che diano tutto ai bambini. Io preferisco regali che poi scambio con altri regali quando arriva qualcuno a trovarmi».

Ecco perché alle pareti si vedono salami, occhiali, sigari, scarpe. Tutti testimoniano una serata di ospitalità, un gesto di generosità nel senso stretto del termine.
«Ho dipinto 20.000 coppi e li ho spediti in tutto il mondo, per far conoscere Chioggia. Ho regalato un tacchino di 30 chili alla mensa dei poveri, do tutto quello che ho , ma ho anche ricevuto tanto. Gli amici vecchi e nuovi mi vengono a trovare e mi portano sempre qualcosa. Ho avuto macchine stupende, Porsche, Mercedes, le ho guidate per un po’ e poi ho dato le chiavi agli amici. Quelle cose non mi interessano».

Da quanto vive in questa casa?
«Da sempre, ci sono nato, sono figlio di soldati e di caduti di guerra. Mia mamma era napoletana, mia nonna cecoslovacca, sono figlio del mondo. A 14 anni sono andato a Venezia a studiare al Cini, per due anni. Dormivo nella cupola della vicina chiesa dei frati. Ho rubato il crocefisso dalla chiesa e l’ho venduto in riva degli Schiavoni e sono andato a giocarmi i soldi, poi però mi sono pentito, sono andato a dire ai frati che lo avevo preso e gli ho promosso di riportarglielo. Ne avevo tanti a casa e ne ho portato uno di quelli».

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia