Una “flotta” di petali in laguna, omaggio alla famiglia Rossato

È l’idea di una professionista veneziana per dimostrare la vicinanza al papà del bimbo morto sugli sci. L’ingegnere Mauro si è visto respingere il ricorso contro la multa per aver deposto i fiori sulla pista

MESTRE. Se un mazzo di fiori può causare tanto scompiglio, finendo per aggravare ferite tanto difficili da rimarginare, perché non può essere proprio una piccola “flotta” di petali e corolle sulle acque della laguna ad esprimere la solidarietà dei veneziani nei confronti della famiglia Rossato, che cinque anni fa perse in un tragico incidente sulle piste di Cortina il figlio Andrea, ad appena nove anni di età? È questa la proposta spontanea di un'architetto veneziana che attraverso le pagine del nostro giornale ha voluto suggerire una particolare commemorazione ispirata ai riti dell'estremo oriente per manifestare la vicinanza di tutta la città al padre del bambino rimasto vittima di quel terribile schianto, l'ingegnere mestrino Mauro Rossato, multato dalla polizia perché il 3 gennaio 2014 decise di fissare all'albero che aveva segnato il destino del suo piccolo sciatore una manciata di fiori di plastica; per farlo, infatti, il genitore aveva dovuto attraversare la fatale pista nera, che però in quel momento era stata chiusa.

Porta i fiori sulla pista dov'è morto il figlio: multato

La legge non ammette eccezioni, e così Rossato si è visto staccare una sanzione da 50 euro; cifra irrisoria, ma che il professionista mestrino ha scelto di impugnare per una questione di principio, contestando anche la mancanza di adeguata segnaletica, salvo vedersi respingere il ricorso da parte del comandante dei vigili urbani di Cortina proprio lo scorso 25 febbraio. La notizia ha causato stupore e indignazione, tanto che Gherardo Monaigo, presidente del distretto turistico Dolomiti bellunesi, nei giorni scorsi ha preso la parola, proponendo che sia proprio Cortina a pagare la multa: «Sarebbe un gesto di solidarietà, ci addolora che si parli della città a causa di simili episodi».

Più simbolica e quasi personale, invece, l'idea della professionista lagunare, che senza alcuna pretesa di protagonismo vuole invece che siano proprio i veneziani a vagliare la sua suggestione: «Quando subisco un grave lutto», racconta la donna, «ho l'abitudine di omaggiare la memoria della persona scomparsa abbandonando un fiore alle correnti del bacino di San Marco; anche in occasione dell'omicidio di Valeria Solesin ho voluto fare qualcosa di simile e ho convinto un gondoliere di Rialto ad affidare un gambo alle acque del Canal Grande, quasi nella speranza che potesse arrivare fino a Cannaregio, sotto le finestre della famiglia». L'intento è quindi quello di coinvolgere tutta la cittadinanza, in un momento pubblico di solidarietà e ricordo, che possa servire a sollevare almeno un poco il pesante fardello di dolore dei Rossato. Da parte sua, la famiglia mestrina è chiusa in un dignitoso silenzio, e parla attraverso il suo legale: «Un gesto simile sarebbe probabilmente apprezzato», ha ricordato l'avvocato Anna Zampieron, «ma è bene ricordare che esiste anche l'apposita fondazione intitolata ad Andrea, che opera proprio perché quella tragedia di cinque anni fa non venga dimenticata».

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