Una fiaccolata nel segno della pace

Sfilano in duecento con Moraglia fino alla chiesa di Sant’Antonio, attraversando il parco degli spacciatori
Fiaccolata per la pace organizzata dal patriarca per le vie di Mestre - nella foto: la fiaccolata lungo via Piave
Fiaccolata per la pace organizzata dal patriarca per le vie di Mestre - nella foto: la fiaccolata lungo via Piave

Al mattino la festa di San Francesco di Sales e il tradizionale incontro con i giornalisti e gli operatori del mondo dell’informazione. La sera, da Mestre fino a Marghera, la marcia e veglia diocesana per la pace.

Il patriarca di Venezia, monsignor Francesco Moraglia, è stato ieri protagonista di un sabato di vigilia del Carnevale, dedicato a temi importanti, come la giustizia sociale. «Verità e libertà sono capisaldi della pace», ha detto Moraglia citando sia Benedetto XVI che Giovanni XXIII. «La pace comincia dallo sguardo con cui guardiamo agli altri. Può essere segno di pace oppure di violenza». Da Marghera, alla fine della veglia, il patriarca ha invitato allaccoglienza, al dialogo «a partire fin da chi è inerme», ovvero i bambini. La famiglia, ha ricordato, è il «luogo dell’educazione alla pace».

Alle 20 dalla chiesa di via Piave la fiaccolata di 200 fedeli, giovani ma anche famiglie, ha mosso i primi passi. In testa uno striscione con la scritta “Beati gli operatori di pace”. Dietro il patriarca Moraglia con al fianco don Dino Pistolato, direttore della Caritas veneziana, e un ufficiale degli alpini. A seguire giovani, donne e uomini che hanno scelto di trascorrere un sabato sera diverso, sfidando il freddo ed evitando i divertimenti nei locali.

Appuntamento a cui molti si erano preparati fin dal pomeriggio. Dalle 15 alle 18.30 nella parrocchia di Santa Maria di Lourdes si sono tenuti alcuni laboratori con la Pastorale sociale e del Lavoro e quella giovanile. A Venezia e Mestre pace significa volontariato. Le voci della veglia sono state quelle di Manuela Polacco dell’associazione “Piccolo principe”, che opera negli ospedali portando un sorriso tra i malati, specie i più piccoli, con i suoi dottori clown. Il momento più suggestivo quando i duecento lumini, rossi, bianchi e gialli, hanno illuminato i giardini dello spaccio di via Piave. I pusher nordafricani se ne sono rimasti alla larga. Tra la gente, incuriositi, anche dei ragazzi cinesi, intirizziti dal freddo come i loro coetanei mestrini. Luca e Manuela, giovani volontari della ronda della carità hanno parlato della loro esperienza nella ”università della strada”. «Mestre e Marghera si stanno impoverendo. Ci sono in strada persone extracomunitarie e tanti impoveriti. Noi usciamo tutti i venerdì dalle 20 per dare una mano», raccontano al Patriarca, che in silenzio li ascolta. Poi la processione ha ripreso la marcia verso Sant’Antonio, passando sotto la stazione di Mestre. Qui la lettura evangelica e la riflessione coi fedeli.

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