«Una clausola così è vessatoria» Condannato studio infortunistico

Aveva rinunciato al mandato del cliente e preteso 12 mila euro, facendo emettere decreto ingiuntivo  Il giudice dichiara nulla la parte contestata e obbliga “3A” a pagare anche le spese processuali
DOLO. Risarcimento Assicurato srl (Studio 3 A) chiede ad un proprio ex assistito oltre 12. 357 euro appellandosi a ad una clausola del contratto di mandato firmato dallo stesso. La clausola, la 3 del “tariffario dei compensi” legata al contratto di mandato, è stata però considerata vessatoria dal giudice del Tribunale civile di Venezia Maddalena Bassi che ha reso nullo il contratto.


Il protagonista di questo caso è Vasco Borina, 85 anni di Cazzago di Pianiga. II caso si è verificato quando, nel luglio 2013, Borina è stato investito sulle strisce pedonali da un camion riportando ferite molto gravi. Dopo il sinistro, nei giorni successivi, le figlie dell’uomo si sono rivolte allo Studio 3 A a Dolo, per un risarcimento in sede civile, e all’avvocato Serena Pecin per avere giustizia in sede penale.


«A questo punto», spiega l’avvocato Pascale De Falco, «Studio 3 A ha comunicato di rinunciare al mandato, ma nel contempo, adducendo di aver avviato una serie di pratiche e richiamando la clausola numero 3 del contratto, ha chiesto al mio assistito oltre 12 mila euro arrivando a far emettere un decreto ingiuntivo nei suoi confronti».


L’anziano che nel frattempo aveva vinto in sede penale e civile e ottenuto un risarcimento, ha dato incarico all’avvocato De Falco di opporsi sia al decreto ingiuntivo che alla stessa richiesta in sede civile.


«Abbiamo ritenuto che il mio cliente avesse firmato una clausola vessatoria», dice l’avvocato De Falco, «che lo costringeva a pagare per poche pratiche svolte Studio 3 A una cifra spropositata. Il giudice Maddalena Bassi gli ha dato ragione e ha dichiarato nulla la clausola 3 del “tariffario compensi”, nulla perché vessatoria e ha condannato Studio 3 A a pagare oltre 5 mila euro di spese legali».


Lo Studio 3A rispodne con il presidente Ermes Trovò: «Dissentiamo dalla sentenza, vista la comprovata validità, ormai da anni, dei nostri contratti. Ci attiveremo comunque per sottoporre la questione alla nostra area legale per un approfondito parere. Studio 3A ritiene di aver svolto fino in fondo il ruolo di patrocinatore, tanto che dopo un anno di lavoro, due visite medico legali, oltre cinquemila euro anticipati per le spese e una lunga trattativa con la compagnia di assicurazione, si era comunque arrivati a far ottenere alla cliente un’offerta da parte della compagnia di assicurazione. A prescindere da qualsiasi considerazione sulla vessatorietà della clausola, c’è il diritto dell’azienda a vedersi corrispondere quanto dovuto per l’attività svolta, viceversa, diverrebbe legittimo non dover corrispondere nulla al professionista che si è adoperato per portare a termine con successo una pratica al momento che il mandato venisse revocato pochi giorni prima di ricevere il risarcimento. Ricorreremo in appello».


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