Una caccia all'uomo silenziosa per il furto milionario di gioielli a Palazzo Ducale

VENEZIA. Una vera e propria "caccia all'uomo" silenziosa, fatta di blocchi e soprattutto di analisi. Sono quasi invisibili gli specialisti del Servizio centrale operativo (Sco) della polizia di Stato che stanno cercando di mettere il "sale sulla coda" ai ladri che ieri, mercoledì 3, hanno rubato due orecchini in diamanti moderni del valore di oltre due milioni di euro e una spilla con un diamante di 10 carati del valore di un milione e mezzo di euro da una teca blindata della mostra "Tesori dei Moghul e dei Maharaja", ospitata a Palazzo Ducale a Venezia, con l'esposizione dei 270 gioielli della collezione dello sceicco Hamad bin Abdullah Al Thani, membro della famiglia reale del Qatar.
Invisibili come lo sono stati i ladri che hanno colpito e che, alle 10 dell'ultimo giorno della mostra, hanno aperto la teca blindata senza romperla, hanno evitato che l'allarme suonasse al momento dell'apertura, e sono riusciti a ritardarne l'entrata in funzione di alcuni, preziosissimi, secondi, in tutto quasi un minuti. Questo tempo ha permesso loro di allontanarsi dalla sala con passo normale, e di essere quindi già fuori quando la vigilanza è accorsa e ha chiuso tutte le porte, con i visitatori all'interno. Quando il personale di sorveglianza si è portato davanti alla teca blindata antifurto l'ha trovata con all'interno solo una collana, un collier in oro e perle che si trovava al centro.
Una mossa che secondo gli esperti sarebbe servita a non far capire subito alla sorveglianza quale era la teca violata e soprattutto cosa cercare. La teca blindata era collegata alla sala operativa della questura.
Gli esperti della polizia stanno analizzando i video di sorveglianza: a forzare la teca sono state due persone, una che ha agito direttamente, e l'altra che la copriva. Da qui è partita l'indagine. Gli esperti hanno usato la tecnica dei cerchi concentrici, partendo dalle telecamere più interne (quelle sella sala) per poi passare a quelle intermedie (quelle del palazzo) e a quelle esterne (piazza San Marco e le varie calli) per capire i movimenti della coppia. Di sicuro si tratta di professionisti ben preparati che si sono allontanati immedatamente. Come spesso avviene in questi casi, poi, la banda disponeva di elementi abilissimi nel cancellare le tracce lasciate dai complici. Una tecnica che viene fatta usando abiti simili per deviare e confondere l'analisi degli spostamenti.
Oltre ai video di sala al momento del colpo i poliziotti hanno passato tutte le ore disponibili alternandosi davanti ai monitor con le registrazioni dei visitatori nelle giornate precedenti. Migliaia e migliaia di volti e figure che sono state analizzate con un programma israeliano che riconosce i singoli volti e può quindi capire se qualcuno si è presentato più volte in sala. Questo perché i ladri hanno avuto bisogno di almeno tre sopralluoghi per testare i sistemi di sicurezza.
Ma non sono solo i video a interessare agli specialisti della polizia. Altre tracce, sfuggite alla banda, sono state rilevate tramite apparecchiature che hanno tracciato alcune "linee di mappatura". Ognuno rappresenta un filone d'indagine, quindi una persona.
Si tratta di quattro differenti "filiere" che ora la polizia spera si incrocino in alcuni punti: tracce che se si incrociassero con altre in mano agli inquirenti, potrebbero restringere il campo a pochissime persone. Su quattro linee, quindi su quattro possibili sospettati, serve che almeno due di esse entrino in contatto. "Se succede", spiegano gli specialisti, "abbiamo buone possibilità di prenderli".
Da Londra non è arrivata ancora alcuna reazione ufficiale dalla sede della famiglia Al Thani, proprietaria dei gioielli, ma alcuni ambienti vicini alla società gestita dallo Sceicco del Qatar parlano di "profonda irritazione".
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