Un tranquillante di troppo risarciti con 20 mila euro
SALZANO. Ricoverato al Policlinico San Marco di Mestre, la mattina del giorno di Natale del 2008 in stato confusionale era riuscito a eludere la sorveglianza del personale e ad arrivare, vestito solo con il pigiama, in giardino, dove era scivolato e si era rotto il femore. O.R. di Salzano, che all’epoca aveva 59 anni, era morto due mesi dopo. A più di 7 anni di distanza, il figlio della vittima è riuscito a vincere la battaglia legale e a vedersi riconosciuti i danni patiti nei due mesi passati tra la frattura e il decesso. Ventimila euro in tutto frutto dell’accordo stragiudiziale a cui è arrivato l’avvocato Giorgio Caldera del Foro di Venezia, difensore del figlio di O.R.
Il cinquantanovenne era ricoverato nella struttura mestrina dal 20 novembre 2008, dopo un intervento di laringectomia per una neoplasia maligna in metastasi. Qualche settimana prima di Natale, il figlio aveva notato che il padre era spesso in stato confusionale. Aveva chiesto spiegazioni al personale del reparto che lo aveva informato della somministrazione al papà di “tranquillanti per uno stato di agitazione psicomotoria”.
La mattina di Natale, dopo che nella notte O.R. aveva già provato ad allontanarsi, la fuga in giardino e l’incidente. L’uomo era stato portato all’ospedale dell’Angelo per l’intervento al femore, quindi trasferito nuovamente al San Marco. Le sue condizioni erano andate via via peggiorando, fino al decesso il 27 febbraio 2009. Secondo il medico legale di parte, ci sarebbe stata una cattiva gestione del paziente sia nelle ore precedenti all’evento, che subito dopo.
Dal diario infermieristico si evinceva che all’uomo era stato somministrato un potente tranquillante, di cui però non c’era traccia nel diario clinico e nella scheda di trasferimento in ospedale. Gli stessi medici del pronto soccorso avevano riferito di un paziente disidratato e in ipotermia. Il medico legale aveva sottolineato inoltre come l’evento traumatico potesse aver accelerato l’evoluzione della malattia. Il primo procedimento di mediazione tra i familiari e il Policlinico era fallito, tanto che i parenti avevano intentato la causa in sede civile chiedendo il risarcimento dei danni. Nel corso del procedimento una consulenza tecnica d’ufficio ha accertato, come spiegano dallo studio dell’avvocato Caldera, “le carenze della struttura nonché il grave livello di sofferenza, l’ulteriore peggioramento delle condizioni di salute e lo scadimento della qualità di vita subìti dal paziente”. L’esito dell’accertamento ha convinto il Policlinico San Marco a intavolare la trattativa con il legale della famiglia del paziente che si è conclusa con l’accordo per 20 mila euro.
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