Un tetto e un letto per 4 mila senza dimora

Il 95% degli ospiti delle due strutture “Casa a Colori” a Dolo e Mira è rappresentato da sfrattati

DOLO. Quattromila persone in 4 anni in Riviera del Brenta sono finite nella struttura sociale “Casa a Colori”. A Dolo in via dei Frati, dal 2009 ne sono arrivate 3.000, mentre a giare di Mira all’ex ostello ne sono arrivate altre 1.000.

Sono questi i dati che sono emersi ieri mattina a margine del convegno organizzato dalle Fondazioni Casa Onlus e Villaggio Solidale con una giornata, dal titolo “Social Housing- Dai fondi immobiliari alla coesione sociale: il ruolo del gestore socio-immobiliare tra vincoli ed opportunità”. Intanto proprio ieri è stata inaugurata anche “l’Osteria del Frate dalla manica larga”, il nuovo ristorante di Casa a Colori. Un punto di ristoro pensato di fatto per i meno abbienti, ma anche per i tanti turisti che preferiscono spendere poco pur prediligendo la qualità. Ma torniamo al problema sociale. A finire in strutture accoglienti, ma pur sempre provvisorie, sono state migliaia di famiglie, single, anziani, per il 95 % dei casi sfrattati dalle loro abitazioni . Persone inviate dal comune di riferimento “in albergo” perché non avevano altri posti dove andare a dormire. «È un fenomeno davvero difficile ds gestire e impensabile fino a pochi anni prima del 2008 – spiega Silvia Vincenzino fra i responsabili di Casa a Colori a Dolo - Solo nella struttura di Dolo abbiamo avuto 3000 persone inviate da tutta la Riviera (Dolo e poi Camponogara , Campolongo, Stra , Vigonovo, e Mira, Campolongo Fossò ) in chiara emergenza abitativa. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di famiglie con bimbi al seguito. Per questo nelle camere e nelle stanze ci sono cucine e bagni attrezzati». Le persone restano qui mediamente 3-4 settimane, qualche mese al massimo non di più. Alla fine i comuni trovano sempre o delle soluzioni con affitti calmierati o sistemano le famiglie in abitazioni comunali o Ater. Alla struttura di Mira gestita dallo stesso gruppo di ospiti dal 2009 ne sono arrivati un miglio compresi i profughi provenienti dalla Libia, che ora hanno trovato altre sistemazioni. «Ogni pernottamento – spiega la responsabile – costa 30 euro, pagato totalmente quasi sempre dai comuni. Il cibo non viene passato. Ognuno se lo prepara visto che le cucine nelle stanze ci sono. Per i turisti la cifra ovviamente sale a 50 - 60 euro» . Ieri infine è stato aperto il nuovo ristorante. Avrà prezzi modici per i “convenzionati” inviati dai servizi sociali, prezzo pieno per i turisti. (a.ab.)

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