Un roseto a villa Hériot per ricordare Valeria
VENEZIA. Un albero di rose dedicato a Valeria Solesin. Sarà piantato domenica alle 11 nel "Giardino della memoria" di Villa Hériot alla Giudecca. Alla cerimonia, promossa dall'Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea, dalla Comunità ebraica veneziana, dall'Associazione rEsistenze con il patrocinio del Consiglio d'Europa e aperta alla cittadinanza, sarà presente la famiglia della giovane ricercatrice, nata a Venezia il 3 agosto 1987 e morta a Parigi al teatro Bataclan il 13 novembre 2015. «Domenica sarò lì con la famiglia» dice il fratello Dario, che ricorda ancora l'incontro privato di martedì pomeriggio con il premier Matteo Renzi e il presidente francese Hollande. «È stato toccante, commovente, informale, bello».
L'incontro di domenica avrà un profilo sobrio e sarà accompagnato dalla lettura di versi poetici e dal suono di un flauto con musiche di Carl Philipp Emanuel Bach, Antonio Vivaldi, Andrè Jolivet e Piero Nissim. L'albero dedicato a Valeria si congiunge, simbolicamente e idealmente, alle "Rose di Ravensbrück" offerte alle donne venete deportate nei campi di sterminio nazisti e al "Melograno" dedicato ad Armin Theophil Wegner (Giusto per gli armeni e gli ebrei) che compongono il "Giardino della memoria" nello spazio verde di Villa Hériot. La città non dimentica Valeria, studentessa al liceo scientifico Benedetti, poi universitaria a Trento, a Nantes, a Parigi. Qui la dottoranda stava preparando una ricerca presso l'Istituto nazionale di studi demografici alla Sorbona sui comportamenti contemporanei della fecondità in Italia e in Francia.
I suoi studi continueranno con l'istituzione di sei borse di studio nei campi della demografia, sociologia e settori scientifici. Un segno di speranza all'insegna della libertà e della cultura. Ad annunciarlo al summit Italia-Francia, lo scorso 8 marzo, i Presidenti Hollande e Renzi. Entrambi hanno ricordato Valeria, unica italiana, uccisa a Parigi dagli uomini dell'Isis assieme ad altre 130 vittime innocenti.
Durante i lavori Hollande e Renzi hanno voluto incontrare i familiari: la mamma Luciana, il papà Alberto, il fratello Dario, la nonna Adriana con la famiglia trentina del fidanzato Andrea Ravagnani. «Vorrei che l'Europa non si sfasciasse, che trovassimo dei modi per accogliere tutta questa gente che soffre e sulla quale non si riesce a trovare un accordo» aveva auspicato il padre, mentre mamma Luciana aveva ringraziato Venezia e la vicinanza, che continua oggi come quattro mesi fa, dei residenti.
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