«Un polo turistico compatibile unendo Certosa e S. Andrea»

Alberto Sonino (Vento di Venezia) rilancia la sua proposta «Il nostro progetto è rispettoso dell’isola e del forte»
Di Enrico Tantucci
01.03.2003.- ALBERTO SONINO.- INTERPRESS/LAZZARINI
01.03.2003.- ALBERTO SONINO.- INTERPRESS/LAZZARINI

«Se non fosse il Comune a occuparsi della valorizzazione dell’isola e del forte di Sant’Andrea, sarebbe certamente il Demanio a farlo direttamente, riprendendosi gli spazi ceduti con il federalismo demaniale e allora assisteremmo a operazioni, quelle sì di pura speculazione turistica come si vogliono fare a Poveglia e a San Giacomo in Paludo. Ci può essere invece un ritorno di tipo imprenditoriale e commerciale salvaguardando l’ambiente e gli edifici, come è già avvenuto all’isola della Certosa».

L’imprenditore e velista Alberto Sonino è titolare della società Vento di Venezia, che ha avuto da qualche anno in concessione l’isola della Certosa dal Comune per realizzarvi un parco urbano accanto al quale sono state sviluppate alcune attività di tipo turistico ed è in questo momento è un po’ nell’occhio del ciclone perchè è visto come il naturale fruitore dell’operazione di “valorizzazione” di Sant’Andrea, non appena il Consiglio comunale avrà approvato la cessione da parte del Demanio al Comune la cessione delle isola di Certosa e Sant’Andrea e partirà quindi il bando pubblico per la valorizzazione anche dell’isola che ospita anche la cinquecentesca fortezza progettata dall’architetto Michele Sanmicheli e per la quale si ipotizza anche un uso futuro di tipo alberghiero con annesso centro benessere. Il fatto che nell’atto la valorizzazione di Sant’Andrea venga messa in stretta relazione con quella della Certosa aprirebbe dunque - secondo i contrari all’operazione, tra cui Italia Nostra - una corsia preferenziale per l’affidamento a Vento di Venezia anche dell’operazione Sant’Andrea.

«Ma che la valorizzazione della Certosa debba essere messa in relazione a quella di Sant’Andrea è nell’ordine delle cose, così come con quella delle Vignole, dell’Arsenale e dello stesso Lido. Non a caso abbiamo presentato da tempo al Comune un progetto per un ponte mobile - una sorta di passerella - che unisca la Certosa a Sant’Andrea e anche alle Vignole. Qui si può creare un polo turistico, culturale, naturalistico e agricolo per un tipo di turismo diverso, non quello dei giapponesi che si fermano poche ore, ma quello di chi è disposto a fermarsi qualche giorno. Alla Certosa quando siamo arrivati c’era già attivo un progetto di recupero, ma abbiamo trovato una massa di 77 fabbricati pieni di eternit e ricoperti di vegetazione. Oggi il Parco urbano c’è, frequentato anche dai veneziani, ma ci sono anche 50 persone che vi lavorano, 200 posti-barca, 4 attività insediate nell’isola e una fermata pubblica del vaporetto. C’è anche un ritorno economico in tutto questo? Certamente sì, rispondo anche a Italia Nostra, ma che c’è di male se serve comunque a salvare dal degrado e a rendere fruibile un’isola lagunare senza stravolgerla?».

Si tratta però di capire cosa accadrà a Sant’Andrea e la base potrebbe essere quel progetto di valorizzazione già approvato dalla Regione nel 2007 e affidato all’architetto Tobia Scarpa, che prevedeva sull’isola un investimento di circa 22 milioni di euro. «Premesso che quello che il Comune andrà approvare ora in Consiglio comunale è solo l’acquisizione dal demanio di Sant’Andrea e Certosa, senza alcun piano di valorizzazione annesso per il momento, in attesa di un bando pubblico - commenta ancora Sonino - il progetto di Tobia Scarpa era funzionale a un uso rispettoso dell’isola e del forte. Non si ipotizzava ad esempio un albergo, ma una foresteria di 14 stanze ricavate in quelli che un tempo erano gli alloggi degli ufficiali del Forte. Nella fase realizzativa dell’intervento poi l’interlocutore pubblico non sarebbe più il Demanio, ma il Ministero dei Beni Culturali, in particolare con la Segreteria regionale del Veneto, e questa sarebbe una garanzia ulteriore sul fatto che gli interventi previsti salvaguarderebbero la parte monumentale. E resta il fatto che Sant’Andrea, come la Certosa, vengono ceduti dal Demanio al Comune sulla garanzia di un successivo piano di valorizzazione. Per la Certosa è già stato avviato, per Sant’Andrea dovrà esserlo. Non si tratta di demonizzare il privato, ma di vedere nel concreto i progetti per non lasciare queste isole abbandonate».

Sonino, pertanto, sembra già pronto a partire, ma mancano ancora molto risposte sui contenuti di questa valorizzazione per tranquillizzare chi teme che la parola faccia rima con speculazione.

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