Un Paese in ginocchio dopo i due attentati
TUNISI. A sette mesi dall'attentato al museo del Bardo, che provocò 24 vittime, tra cui 4 italiani, e a oltre tre dalla strage sulla spiaggia di Sousse, dove vennero massacrati 39 turisti, molti dei quali sorpresi mentre prendevano il sole sulla spiaggia dell'hotel Riu Imperial Marhaba, la Tunisia si trova ad affrontare quella che in molti hanno definito una vera e propria catastrofe per il turismo, un comparto che da solo vale il 7% del Pil nazionale e che dà lavoro diretto a 400 mila persone e indiretto a altre 600 mila, il 10% della popolazione nazionale.
Dopo l'attentato sulla spiaggia di Sousse, avvenuto in piena stagione, il 26 giugno scorso, il 70% degli addetti al comparto turistica ha perso il posto di lavoro, l'80% degli hotel ha chiuso e hanno cessato l'attività oltre cento agenzie di viaggio. Spariti di colpo dalle spiagge di Hammamet, Sousse e Monastir i turisti italiani, francesi, britannici e del Nord Europa: oltre l'80% del totale. Solo dall’Italia nel 2012 sono arrivati un milione e mezzo di turisti, dei quali oltre il 20% dal Veneto.
Peggio ancora, se possibile, è la situazione che si registra nelle località interne della Tunisia, come le oasi montane ai confini dell'Algeria, mete raggiunte ogni anno da decine di migliaia di turisti provenienti proprio dalle spiagge del nord per tour di uno o due giorni. A Tozeur da dove partono le visite alle oasi e al grande lago salato su 15 alberghi ne restano aperti due che lavorano al 10% della capienza: 150 stanze su 1500. Per affrontare questa crisi il governo tunisino sta lavorando su due fronti: rafforzare la sicurezza imponendo anche agli hotel la presenza di personale armato di controllo nella hall e nei locali più frequentati, la presenza di check point in entrata e uscita dai paesi lungo le trafficate strade che tagliano tra nord e sud la nazione ma anche un rilancio sotto il punto di vista culturale.
In quest'ottica si legge l'apertura di nuove sale nel museo del Bardo, dove è esposta una delle più grandi raccolte di mosaici storici del mondo. Anche qui ora si entra solo passando attraverso il metal detector e le guardie armate controllano ogni mezzo che varca il parcheggio. Ma l'atmosfera all'interno del museo è surreale: ci sono più addetti che visitatori. «Resiste solo il turismo congressuale, individuale e arabo», spiega Salah Matmati, storica guida locale, «in poco tempo», precisa, «il museo del Bardo ha perso il 50% dei visitatori. Purtroppo la gente ha ancora paura. L'attentato è troppo recente».
E infatti per ricordare le vittime di quell'atto terroristico all'ingresso del museo è stato posto un mosaico che ricorda nomi delle 24 vittime e al secondo piano, dove molti visitatori si erano nascosti, sono ancora visibili i fori sulle teche provocati dai proiettili sparati dai Kalashnikov dei terroristi, pochi attimi prima di essere uccisi dalle teste di cuoio militari tunisine.
Testimone diretto di quei momenti drammatici un guardiasala che riuscì a salvare decine di visitatori aprendo una sala periferica del museo al primo piano. «Ho sentito subito i primi spari e ho spinto la gente all'interno di una sala facendo loro cenno di stare zitti e proprio pochi secondi dopo», racconta il guardiasala del quale non citiamo il nome per ragioni di sicurezza, «i terroristi sono saliti al primo piano sparando all'impazzata. Sono stati attimi drammatici fino all'intervento delle teste di cuoio».
Anche l'atmosfera nella solitamente animata Medina di Tunisi appare dimessa. Non c'è la solita calca nelle stradine strette tra le gente e la mercanzia che deborda dai negozi. «Mancano i turisti europei che sono per noi i migliori clienti», spiega uno venditori di un negozio di tessuti, «c'è un turismo interno, tunisino e arabo ma gli affari in questi mesi sono praticamente dimezzati».
Il crollo totale invece si registra nelle località di mare dove decine di migliaia di lavoratori sono rimasti a casa quest'estate e che possono contare su un sussidio che durerà però non oltre marzo 2016.
«Abbiamo pochi mesi davanti per riportare gli europei sulle nostre spiagge», spiega Ahmed Obbaia, titolare della Uptogo travel, una delle principali agenzie di Sousse, «e siamo pronti ad abbassare i prezzi per convincere i tour operator di tornare a programmare per la prossima stagione i voli charter dalle capitali europee. Intanto sembra che la Msc torni ad approdare le proprie navi a Tunisi dal prossimo marzo ma è importante», sottolinea Obbaia, «che i governi tolgano la Tunisia dai paesi sconsigliati ai turisti, solo così possiamo sperare in una ripresa».
A pochi anni dalla rivoluzione dei Gelsomini che portò alla caduta del regime di Ben Alì, la giovane democrazia tunisina si trova ad affrontare un'altra difficile sfida anche contro chi invoca il vecchio dittatore sostenendo che con lui tutto ciò non sarebbe accaduto.
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