Un museo per Romano Vio: no del Comune di Venezia, dopo 36 anni
La singolare vicenda di una richiesta avanzata nel 1986 che ha trovato risposta solo ora. Lo scultore famoso in America è praticamente dimenticato in patria
VENEZIA. Ricordato come uno degli scultori più importanti tanto che in America c’è perfino il Romano Vio Day, ma al Lido non c’è verso di potergli dedicare un museo.
Dopo 36 anni di attesa, nel 2022 la famiglia ha infatti ricevuto dal Comune il diniego per poter restaurare e in parte edificare al Lido uno spazio dove custodire bronzi, gessi, disegni, lettere, foto dello scultore (1913-1984) che nel 1970, su incarico della Sovrintendenza di Venezia, eseguì in America il rifacimento in marmo della statura di George Washington, realizzata precedentemente da Antonio Canova e poi andata distrutta in un incendio.
Il Comune ha risposto negativamente perché secondo l’amministrazione il complesso sorgerebbe troppo vicino al cimitero del Lido. La famiglia di eredi non si spiega però come mai altri immobili siano stati invece condonati dato che una parte della richiesta della famiglia Vio riguarda anche uno spazio non vincolato. Proprio lì vicino, e per questo è stato fatto ricorso al Tar e chiesto un appuntamento all’Avvocatura civica del Comune.
«Nel 1986 abbiamo fatto richiesta di poter restaurare parte di un immobile e di edificarne uno nuovo per realizzare questo progetto culturale, ma dopo 36 anni di attesa, la risposta è stata negativa» racconta il figlio Giuseppe, 80 anni, che insieme al figlio, anche lui scultore, sta portando avanti una battaglia per il riconoscimento della figura del padre.
Vio è stato Cavaliere della Repubblica, professore per 40 anni all’Accademia di Belle Arti di Venezia e autore di opere collocate in Musei Civici e spazi pubblici, come il complesso monumentale al musicista Umberto Giordano a Foggia, il grande bassorilievo alla Resistenza nel Palazzo Comunale di Savona.
A Venezia ha eseguito la Targa dei Martiri di Belfiore, collocata alle Poste di San Marco e, per le sue capacità tecniche, fu incaricato di rifare la Madonna del campanile dei Carmini e il San Giacometto di Rialto.
Le norme attuali prevedono infatti che non si possa costruire vicino a un cimitero, se non rispettando una certa distanza.
Alcuni edifici attigui hanno ricevuto una risposta positiva, ma perché, si chiede la famiglia Vio, loro no? La distanza dal cimitero sarebbe a poco meno di 50 metri, mentre in altri casi ci sono attività anche più vicine. Inoltre la famiglia ribadisce che si tratta di mantenere in vita la memoria di una figura importante per il Novecento. Vio espone la sua prima opera nel 1931 alla Galleria Bevilacqua La Masa dove espone regolarmente fino al 1935, per poi collaborare con Eugenio Bellotto e successivamente con Umberto Baglioni all’Accademia di Belle Arti e diventare poi uno scultore affermato. L’intera eredità artistica dell’artista è ora in mano alla famiglia che vorrebbe realizzare un museo raccontando l’intensa vita di Romano Vio, riconosciuto in America, ma non (ancora) a Venezia.
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