«Un motore da 200 cavalli per superare i limiti»

Il “manta” anni ’70 era stato potenziato. «Sapeva affrontare le onde come pochi» 

PUNTA SABBIONI. Un record, un maledetto record da battere. Superare i 152 chilometri orari. Inseguire un brivido e invece trovare la morte. Alessandro Tonini lo conoscevano come un bravo carpentiere e molto disponibile con tutti. E molti da lui si sono fatti sistemare la barca. Grande passione per le barche veloci. E la velocità che tanto amava questa volta se lo è portato via. Alessandro, per gli amici era Sandrino o Shorts. E a molti era riuscito a trasmettere la passione per quelle barche che facevano poche onde a correvano veloci. Barche che regalavano «adrenalina che andava dalla testa ai piedi. Brividi che rimanevano diversi minuti dopo essere scesi dalla barca».

Anche ieri alle Saline lui era lì con il nipote e l’amico per battere «quel record che non è un record». Superare i 152 chilometri orari già stabiliti, era una fissa e sempre a bordo della vecchia barca da gara: un “Manta” dei cantieri della Pietà usato per gare negli Settanta. Un’imbarcazione che Tonini aveva sistemato personalmente e che aveva equipaggiato con un motore da 200 cavalli che poteva garantire velocità elevate e ancora maggiori se sulla barca venivano fatte modifiche. La “manta” è una barca monoscocca lunga 4,75 metri nata per essere equipaggiata con un motore da 70 cavalli.

Una potenza che poteva far raggiungere all’imbarcazione una velocità massima di 120 chilometri orari. Molto meno in confronto a quanto garantiva il 200 cavalli nato per essere montato su imbarcazioni cinque volte più pesanti e molto più lunghe e quindi più stabili.

Alle Saline lui e gli amici, ma anche altri, andava perché lì l’acqua è piatta come l’olio, non ci sono onde e quindi è possibile scaricare tutta la potenza del motore con tranquillità. Gli amici che frequentano il piccolo mondo della velocità amatoriale in laguna, ricordano che lui con il suo “manta” andava anche in mare e sapeva affrontare le onde come pochi. E tutti appena hanno saputo della morte di Sandrino, hanno detto: «non è stata un’onda anomala». (c.m.)
 

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