Un milione di euro in fumo per una sola mareggiata
JESOLO. Prima la tromba d’aria a Chioggia, all’inizio di giugno, poi le mareggiate che si sono abbattute sulla costa veneziana. Un inizio davvero burrascoso per l’estate 2016 sul litorale che mai è stato flagellato in questo modo e a stagione iniziata. Basti pensare che da decenni non si ricordava una concentrazione diabolica di vento di scirocco e alta marea a 115 cm tra giovedì e venerdì scorso. Gli operatori, dagli stabilimenti balneari ai consorzi, si sono dati da fare. Hanno lavorato giorno e notte senza sosta per preparare le spiagge. E sabato scorso erano già quasi tutte pronte per accogliere la prima vera ondata, quella dei turisti. Ma l’incubo mareggiate non è finito e altre ne potrebbero arrivare anche durante l’estate, nei mesi di luglio e agosto.
Ogni anno si spendono in media un milione di euro per modesti ripascimenti che sembrano più che altro delle “toppe” per chiudere i buchi sulle spiagge. L’ultima mareggiata da sola però ha eroso circa 250 mila metri cubi di sabbia, con danni per tre milioni di euro, se aggiungiamo anche quelli all’immagine delle località a stagione iniziata. A poco è servito il sopralluogo della Regione con il vice governatore Gianluca Forcolin, e gli assessori Bottacin e Caner. Hanno calmato gli operatori, soprattutto a Jesolo, ma al di là di qualche intervento di emergenza per ora non hanno potuto assicurare un vero intervento di protezione strutturale della costa, per il quale esistono solo studi e non finanziamenti certi. Ancora si discute di barriere sott’acqua o pennelli in roccia longitudinali.
Sottomarina. È arrivato il primo campanello d’allarme con la tromba d’aria di sabato 4 giugno, che poi da Chioggia si è scaricata a terra e ha colpito due campeggi all’altezza della zona della diga di porto di Sottomarina. Giovedì e venerdì la mareggiata ha causato altri danni all’incirca nello stesso tratto di Sottomarina, creando non poche tensioni tra gli operatori.
Jesolo. La spiaggia più colpita è stata Jesolo che da sola ha perso circa 100 mila metri cubi di sabbia. La Pineta è stata devastata ancora una volta e adesso la Regione ha assicurato solo 10 mila metri cubi di sabbia come “tesoretto” messo da parte. Gli stabilimenti sono riusciti a garantire la balneabilità non senza fatica, ma la Pineta non sarà pronta, se così si può dire, prima di sabato prossimo, con una spiaggia sempre più ridotta e malandata.
Eraclea. Colpita anch’essa nei giorni della mareggiata, è stata risparmiata miracolosamente dalle devastazioni, anche nel tratto della laguna del Mort, di competenza di Jesolo ma di fatto su territorio di Eraclea. I gradoni antiestetici hanno retto ancora una volta e quando il mare si è ritirato la spiaggia si è salvata. Stesso discorso vale per le contigue Duna Verde e Porto Santa Margherita, fino a Caorle.
Bibione. Come Jesolo, è la spiaggia più colpita. Solo che, a differenza di Jesolo, Bibione vanta un arenile ben più ampio e senza hotel davanti al mare. Così i disagi si sono concentrati davanti a piazzale Zenith, ma sono stati affrontati con risultati ottimi in pochi giorni. Resta la questione delle protezioni stabili in luogo dei disagevoli, inutili e costosi ripascimenti che in questi anni sono stati però convenienti per qualcuno visto che da lustri si ripetono. Solo un grande intervento mirato per ogni spiaggia potrà aiutare a ricreare una spiaggia che la disattenzione e le speculazioni soprattutto hanno cancellato in molti tratti.
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