Un messaggio di pace dei bimbi viaggia per aria dall’Emilia a Dolo

Un palloncino lanciato da un bambino di sei anni di una scuola di Casalgrande è stato trovato in Riviera da un 69enne che ha risposto 

I genitori e le maestre pensavano che sarebbero finiti a pochi metri di distanza, e invece i messaggi di pace lanciati in aria dai bambini della scuola Umberto Farri di Casalgrande, in provincia di Reggio Emilia, hanno viaggiato per 200 chilometri lungo l’A4 Bologna-Venezia, in barba alle previsioni meteorologiche e a fine gennaio sono atterrati a Dolo.

È così che Francesco, 69enne del paese mentre passeggiava lungo una stradina di campagna si è imbattuto in brandelli di un palloncino bianco firmato da un bimbo di neanche sei anni, Tommy, che recava i pensieri di altri cinque bambini sulla pace, la tolleranza e la convivenza.

È rimasto così piacevolmente colpito che ha preso carta e penna e ha scritto alla scuola. Felice lui, ancora più emozionati i bambini nel sapere che quei palloncini lanciati in aria il 19 dicembre, avevano trovato la loro strada, tra le mani di qualcuno che ne ha capito il valore.

«Questo messaggio mi ha aperto il cuore», ha scritto Francesco, «abbiamo bisogno di imparare a vivere vicino e assieme a chi arriva da noi, superando pericolo e patimenti».

La maestra Mila Anastasia ha letto la missiva ai suoi 24 alunni e condivisa con tutti gli altri 75 della scuola. Poi si è iscritta al gruppo Facebook “Sei di Dolo se” lanciando un appello per trovare Francesco. Dopo condivisioni e messaggi inoltrati su gruppi WhatsApp, la figlia di Francesco ha composto i pezzi del puzzle e messo in contatto la maestra con il padre che aveva raccolto il messaggio di pace dei bimbi.

«Quando abbiamo lanciato questi palloncini» racconta l’insegnante, «pensavamo che non sarebbero andati lontano, il giorno prima aveva anche nevicato. Invece ci sono arrivate diverse mail di persone che li avevano trovati chi in un fosso, chi appesi a una vite. Poi ci ha scritto Francesco e ci siamo emozionati perché tutti i messaggi arrivati nei palloncini erano di bambini che si chiamavano con lo stesso nome. Per questo volevamo trovarlo a tutti i costi».

«Adesso che abbiamo stabilito il contatto», dice, «speriamo che questa bella storia non finisca qui». —
 

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia