Un lavoro alla Certosa per i migranti sbarcati
VENEZIA. «I profughi? Possono essere un’opportunità. E vanno integrati offrendo loro lavori socialmente utili». Non c’è solo xenofobia e rabbia tra gli abitanti del Lido. Ma anche chi cerca di seguire la strada dell’accoglienza e dell’integrazione.
Alberto Sonino, imprenditore dell’isola e amministratore di Vento di Venezia, ha inviato al prefetto una proposta molto concreta per dare una mano alle istituzioni alle prese con l’emergenza immigrazione. Ha scritto al prefetto Domenico Cuttaia e al viceprefetto e subcommissario che governa Ca’ Farsetti Natalino Manno, mettendosi a disposizione per dar da lavorare ai ragazzi arrivati l’altra sera alla colonia Morosini degli Alberoni. Potranno già dai prossimi giorni dare una mano agli interventi di bonifica e di manutenzione del verde in corso nell’isola della Certosa, destinata a diventare parco urbano.
«Integrazione» è la parola che Sonino ripete. «Francamente mi sono un po’ vergognato», ha scritto, «dei miei compaesani lidensi che invece di portare i vestiti e accogliere le persone hanno manifestato e incatenato la gente dentro alla colonia, compresi i vigili e gli operatori. Pensavo ci fossero migliaia di migranti a invadere l’isola, assmilitata dai manifestanti a Lampedusa. Per poi scoprire che si trattava di 37 ragazzi pachistani e siriani scappati dalla guerra. Allora ho deciso di cercare un altro approccio». Così Sonino ha chiamato il prefetto e ha poi scritto a Natalino Manno, viceprefetto in carica e subcommissario a Ca’ Farsetti. «Vorrei confermarle», scrive, «la disponibilità ad offrire una opportunità di integrazione lavorativa ai profughi ospitati al Lido, impiegandoli in lavorazioni di preparazione del parco della Certosa per circa due mesi».
Un’offerta di lavoro «socialmente utile». Nel senso che la nuova manodopera – retribuita - Potrebbe contribuire oltre che all’effettiva integrazione di profughi anche a velocizzare il lavoro di trasformazione dell’isola in parco della città, progetto approvato da tempo e atteso dai veneziani. Un’idea che ha trovato subito il sostegno della Prefettura e del Comune. E un modo, insiste Sonino, per trasformare un problema in un’opportunità. «Si tratta sicuramente di gente che scappa dalla guerra e dalla miseria», dice, «difficile pensare che malintenzionati possano sobbarcarsi un viaggio così rischioso in gommone e poi il trasferimento in cellulare dalla Sicilia a qui. Si tratta come ha detto la Prefettura di una sistemazione provvisoria, perché i migranti sono diretti verso altri Paesi europei». Risolti i problemi «amministrativi» e lo status dei lavoratori, sarà fissato il loro salario insieme alle modalità per il trasferimento quotidiano alla Certosa. «Non è un problema», dice il giovane imprenditore, «possono arrivare in pochi minuti con l’autobus a San Nicolò, da lì organizzeremo una navetta per andarli a prendere». Due mesi di lavoro per integrarsi e per rendersi conto di come l’Italia possa essere un Paese ospitale per chi rispetta le leggi e le regole della civile convivenza. E un modo per superare approcci xenofobi e intolleranti come quelli visti l’altra sera al Lido, con una cinquantina di lidensi che hanno accolto a sputi e insulti i ragazzi appena arrivati. Una reazione amplificata da qualche politico. Come il segretario della Lega Matteo Salvini che ha messo su Fb il numero di telefono della colonia Morosini parlando di «vacanza al Lido». Qualcuno ha applaudito. In tanti hanno espresso il loro sdegno. A Lido c’è anche chi ai migranti ha portato vestiti. E adesso chi gli offre un lavoro. Il presidente del Centro anziani di Castello, Franco Cavalieri, ha intanto invitato i profughi a trascorrere un pomeriggio con loro
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