Un laboratorio clandestino a Scorzè, presi cinque clandestini cinesi

Operazione della squadra mobile: nel laboratorio 35 postazioni di lavoro, 15 delle quali erano operative al momento dell'arrivo degli agenti. Arrestato il responsabile: aveva commesse da ditte di alta moda
VENEZIA. Un laboratorio tessile clandestino cinese che lavorava direttamente per grandi griffe della moda, sfornando capi con marchi autentici destinati alle boutique è stato scoperto la notte scorsa dalla squadra Mobile della Questura di Venezia a Gardigiano di Scorzè.


All'operazione hanno preso parte una cinquantina di persone tra agenti, ispettori del Lavoro, poliziotti del reparto Crimine di Padova e specialisti dell'ufficio immigrazione della questura veneziana. L'irruzione degli investigatori è avvenuta poco prima delle 2 e ha permesso di sollevare il velo su un'organizzazione che poteva contare su 35 postazioni di lavoro 15 delle quali operative all'arrivo della polizia. Gli agenti hanno bloccato i presenti scoprendo tra loro sei clandestini, tra cui due donne, una delle quali già inseguita da due ordini di allontanamento dall'Italia. Oltre ai clandestini nessun lavoratore era in regola.


In manette è finito il titolare dell'attività, un cinese di 30 anni residente a Mestre accusato di sfruttamento di mano d'opera clandestina.


Nel sottotetto della struttura erano stati ricavati posti letto molto stretti, realizzati in cartongesso e privi di ogni forma di precauzione igienica. Il capannone è stato sequestrato così come sono state acquisite le commissioni di lavoro firmate dalle stesse griffe coinvolte.


Sono migliaia i capi di abbigliamento sequestrati dalla squadra Mobile di Venezia nel laboratorio cinese posto sotto sequestro. Il particolare è stato sottolineato dal dirigente della Squadra Mobile lagunare, Odorisio, che ha evidenziato anche l'assoluta estraneità delle ditte committenti, tra cui molte note griffe.


''Le aziende committenti - ha detto Odorisio - avevano appaltato la realizzazione dei capi ad alcune ditte e poi, attraverso un sistema di subappalti, parte dei lavori sono finiti in gestione al laboratorio diretto dal cittadino cinese che abbiamo arrestato per sfruttamento di manodopera clandestina. E' chiaro quindi - ha aggiunto - che le ditte committenti non potevano sapere a chi fossero poi finiti i lavori; sono invece in corso accertamenti, anche di natura fiscale, per risalire la catena dei subappalti''.


Circa tre settimane fa sempre la Squadra Mobile veneziana aveva compiuto un'operazione analoga riguardante la produzione di scarpe lungo la Riviera del Brenta, a Pianiga e Fiesso d'Artico.

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