Un intreccio di relazioni umane ecco la città secondo Moraglia
Giorno di festa - ricorre San Michele Arcangelo, patrono di Mestre - e di riflessione. Tanta gente accorre in Duomo: le autorità civili e militari, i sacerdoti, i fedeli, chi è in là con gli anni, ma anche tanti bambini. Tutti ascoltano l’omelia del Patriarca Francesco Moraglia. Un omelia a “tutto campo”, dai bambini nascituri agli anziani. Ha invitato i media a valutare con serenità, responsabilità e senso critico i fatti. Ha poi fatto gli auguri alla Polizia di Stato che proprio ieri ha celebrato il suo patrono. Le sue parole sulla città, i cittadini, l’educazione “colpiscono” gli astanti per la chiarezza con cui vengono pronunciate. Con preoccupazione il presule - che fin dal suo ingresso in diocesi si è fatto carico dei problemi che travagliano Venezia - pensa all’oggi: «Guardiamo alla città che, prima d’essere un insieme di quartieri, strade, case, è l’intrecciarsi di relazioni umane. Si tratta di persone chiamate a entrare in relazione fra loro; in ultima istanza, possiamo dire che la città è affidata ai suoi abitanti. Essa esprime e traduce le relazioni personali destinate a diventare sociali; infine è dal cuore dell’uomo - lì dove sorgono i pensieri e le decisioni - che si costituisce una città accogliente, ospitale, capace di solidarietà».
Il Patriarca guarda al futuro indicando una strada: «Tutto parte dalle nostre scelte etiche. Se la persona non viene più intesa come immagine di Dio, allora tutto diventa possibile e la città, le sue strade e le sue piazze sono le prime a risentirne e in esse la vita diventa umanamente impossibile: tutto finisce per avere un prezzo, tutto si trasforma in valore economico o ad esso assimilabile e colui, che per primo, ne patisce è proprio l’uomo». Il Patriarca conclude con l’invito alla comunità ecclesiale «ad essere presente nella città con una fede amica della ragione, a impegnarsi e lavorare per una società più giusta che è servizio proprio della comunità dei credenti».
Ieri è stata festa anche per la Polizia che ha celebrato il patrono. Prima l'alzabandiera in piazza Ferretto poi la messa in questura e nel pomeriggio in Duomo a San Lorenzo: tre momenti intensi delle celebrazioni di quest’anno.
La consueta cerimonia dell'alzabandiera si è svolta alla presenza di un picchetto in armi composto da nove agenti appartenenti alla Polizia di Stato e rappresentativo delle specialità della stessa. Due agenti hanno fatto salire il tricolore sulle note dell'inno di Mameli. Presente il commissario Vittorio Zappalorto che poi, assieme al direttore generale del Comune Marco Agostini, ha presenziato al matrimonio a Ca' Farsetti di George Clooney. Alle 10.30, alla presenza del questore Angelo Sanna, dei poliziotti e dei funzionari di Polizia in servizio nei vari uffici sparsi in città e provincia, in questura è stata celebrata la messa officiata dal Patriarca. La cerimonia religiosa (presente anche il cappellano della Polizia di Venezia, don Giuseppe Costantini) nel festeggiare San Michele intende ricordare tutti i morti della polizia. Per l'occasione è stato intitolato il giardino della sezione mare a Giovanni Paties, agente morto a marzo scorso. Poliziotto che amava curare quel piccolo spazio verde che si affaccia sull’ultimo tratto di canal Grande.
Nel pomeriggio in piazza Ferretto, c’è stato l’incontro della polizia con la cittadinanza: cinque stand collocati tra via Poerio e la stessa piazza ha consentito ai passanti di incontrare gli agenti della Questura, della Stradale, della Polizia postale, della Polizia di frontiera, del Reparto volo, gli Artificieri e la Polizia scientifica. Esposti, alcuni dei mezzi utilizzati dai poliziotti.
Nadia De Lazzari
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