Un gruppo di caproni sardi vive nel forte di Sant’Andrea

La fortificazione cinquecentesca costruita dalla Serenissima è in stato di completo abbandono. Lo sterco d’animale tappezza le scalinate in pietra d’Istria. Rifiuti abbandonati in tutta la struttura

VENEZIA. Il Forte cinquecentesco di Sant'Andrea non è sicuramente una meta ambita dal turismo di massa veneziano e non è nemmeno fra le perle architettoniche più conosciute e ammirate dagli amanti di Venezia. Visto il terribile stato di degrado in cui versa ormai da svariati mesi, non può che essere, dolorosamente, un bene. Ad accogliere i pochi “avventurieri” che, per caso o curiosità, montano in barca e raggiungono il Forte progettato dal Sanmicheli – localizzato tra la Certosa e le Vignole a nord, e il Lido a Sud – ci sono, dalla scorsa primavera, gruppi di caproni sardi al pascolo, che di giorno vagano fra le alte e incolte sterpaglie dell'isola e di notte dormono negli interni del Forte, le cui scale in pietra d'Istria sono tappezzate di sterco, peli e sporcizia.

Esplorando gli interni, bisogna prestare attenzione a dove si mettono i piedi e viene da chiedersi il perché di tutta questa incuria: in alcuni casi, i gradini sono coperti da veri e propri manti di escrementi freschi che emanano odori nauseabondi.

L'intera fortificazione, costruita ai tempi della Serenissima per difendere Venezia dall'arrivo di navi nemiche, è di proprietà del Demanio e abbandonata a se stessa da un periodo di tempo ormai indefinito. Come si sa, il Forte non è accessibile con i mezzi pubblici: chi lo vuole visitare può aderire a gite organizzate, come quelle promosse negli anni dal Comitato Certosa e Sant'Andrea, oppure raggiungerlo con la propria imbarcazione.

Entrare all'interno dell'area, una volta raggiunta, è invece semplicissimo, perché la rete che dovrebbe impedire al pubblico di entrare è sempre aperta e le stesse capre, finite misteriosamente lì in attesa di conoscere il proprio destino, varcano questa soglia quotidianamente. Chi abbia portato lì questi animali, e perché, rimane tuttora cosa ignota, nonostante la questione sia stata sollevata lo scorso maggio, in Consiglio comunale, dopo la segnalazione di alcuni residenti che, negli spazi del Forte, avevano trovato carogne di capre chiuse in sacchetti di plastica.

In quella occasione, l'assessore all'Ambiente Gianfranco Bettin aveva ordinato alla Asl 12 di effettuare dei controlli sullo stato fisico degli animali e sulle eventuali vaccinazioni e marcature da effettuare, mettendo in agenda anche il loro trasferimento in un luogo più idoneo. Ma, a diversi mesi di distanza, la situazione non è cambiata: il Forte continua a essere abitato da questo piccolo popolo di caproni (sono tutti maschi) che ha aggiunto una buona dose di degrado all'assetto già decadente di un pezzo prezioso della storia Venezia, che rientra, assieme all'Arsenale, nella rosa di beni di cui, in base alla legge sul federalismo demaniale, il Comune vuole riappropriarsi.

Oltre alla presenza degli animali, che prendono il sole sulla terrazza del Mastio – il bastione centrale da cui si può ammirare la bellezza del Lido e della laguna – e dormono in massa in piccole stanze all'interno del Forte (lo si capisce dalla quantità di peli e di sterco di cui ne è ricoperta la pavimentazione), l'intera area verde del Forte è infatti un agglomerato di erba alta, rami secchi, tronchi spezzati e tanti rifiuti.

Entrando negli stessi edifici militari posti all'ingresso – distrutti, pericolanti, e vittime dell'incuria da quando i lagunari hanno abbandonato il presidio di Sant'Andrea – è facile fare una corsa a ostacoli fra piatti di plastica, bicchieri, sedie rotte, bidoni, frammenti di cartone e rifiuti tecnologici che testimoniano, per i più svariati motivi, il passaggio di persone, e dunque non solo di animali, in questo luogo.

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