Un grazie corale per l’addio a Bovolato «Ha fatto molto»

«Oggi abbiamo l’opportunità di acquisire in eredità il patrimonio ideale che ha abitato la vita di Cesare, una vita vissuta con intensità: i doni che Dio gli ha fatto lui li ha moltiplicati e sono diventati pane per molte persone, per questo a nome della comunità cittadina e degli indigenti che hanno beneficiato dello spirito di sacrificio di questo fratello, getto sul suo petto una medaglia di onore e stima».
Il novantenne don Armando Trevisiol ha celebrato ieri mattina, nel Duomo di Mestre, i funerali di Cesare Bovolato, fondatore della catena di supermercati Cadoro. Con la voce commossa, ha elencato le sue doti, non tanto quelle di imprenditore, ma quelle dell’uomo di fede che in silenzio, senza fare rumore, ha donato per anni ai Centri Don Vecchi, alla San Vincenzo Mestrina, alle strutture caritative della città e non solo, incarnando il Vangelo «avevo fame e mi avete dato da mangiare» nella vita di ogni giorno. «La sua esistenza è testimonianza che ci chiede di non sciupare questo dono. Oggi un’intera comunità deve ringraziare Cesare per quanto ha fatto, per l’impegno avuto e perché ha dato di cui vivere a molte creature. Conosco quest'uomo da anni, da lui ho ricevuto per i poveri e gli indigenti. Molti si impegnano in silenzio abnegazione e sacrificio e la società non sempre li riconosce: oggi io gli dico “grazie” per il bene che ha voluto fare, l’intelligenza avuta, il coraggio di impegnarsi per il prossimo. Oggi sogniamo ad occhi aperti Cesare che si presenta sereno al Signore, quel Signore che allarga le braccia se lo stringe al cuore e gli dice “sei tornato”, oggi Cesare raggiunge lo scopo ultimo della vita, che non è passare i giorni vivendo per obiettivi mediocri, questo fratello si è impegnato per la comunità intera, io sono testimone che ogni giorno decine di persone in difficoltà beneficiano delle sue scelte e godono di questo aiuto e questo pane che arriva da fatica sudore e impegno. Che la sua testimonianza sia pungolo della coscienza per creare un mondo in cui la solidarietà sia respiro di ogni popolo e ogni comunità».
Anche il figlio, Luca, ha voluto ricordare il lato spirituale del padre, che odiava i contratti pieni di cavilli e amava la stretta di mano diretta e semplice, la carica etica e morale. «Era un uomo di forte fede non erudita ma concreta, una fede basata sulla sostanza e non sull’apparenza, ecco collaborazioni con San Vincenzo, Fondazione Carpinetum e altri enti per destinare prodotti a chi avesse bisogno, sempre nella riservatezza. La sua spiritualità ha caratterizzato la nostra educazione ed era riferimento per le decisioni da prendere assieme al merito e alla correttezza».
Tra i ricordi più toccanti, quello di Aldo Breda, a lungo il suo braccio destro, che si è rivolto a lui chiamandolo “presidente”, sottolineando la capacità di Bovolato di scrollarsi sempre di dosso la corazza superflua delle cose. «Nella vita quotidiana depositavi il tuo pensiero, che consisteva nel rispettare regole e ruoli mettendoci dosi di tolleranza e di buona volontà, ed è per questo che oggi, secondo la tua volontà, tutti i negozi sono aperti, perché ritenevi che il servizio pubblico non andasse interrotto, ti assicuro che oggi tutti i tuoi collaboratori che non possono essere presenti, lo sono idealmente per onorare la tua persona, e si stringono intorno a te per ringraziarti». E ancora: «Te ne sei andato in punta dei piedi secondo il tuo stile, ci hai lasciati vedovi della tua presenza ma ricchi dei tuoi ricordi e insegnamenti». Anche Renato Zaffalon, un collaboratore storico, ha scritto una toccante lettera. Tanti i dipendenti, in cravatta rossa. Bovolato è stato colto da un malore domenica mattina, mentre stava salendo i gradini del Duomo di Mestre, per andare ad ascoltare la messa. —
Marta Artico
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia